La mamma di: Anto

Io adoro mia madre.

E’ la persona di cui ho sentito prepotente la mancanza da piccola, e non per chissà quale motivo, solo perchè lavorava e non potevo averla accanto durante le mie giornate.

Ricordo ancora quando venivo portata come una specie di pacco postale da casa a scuola, da scuola a casa di mia nonna. In pratica riuscivo a vederla mezz’ora la mattina e mezz’ora la sera e questo per me è sempre stato duro da accettare.

Comprendo adesso che erano esigenze pratiche di quotidianità, ma in fondo questa situazione l’ho sempre vissuta come una sorta di abbandono. Mi chiedevo perchè io non potessi avere vicino mia madre quando stavo male o perchè dovessi vederla e stare con lei così poco! Per me che vedevo il mondo con gli occhi di bambina, era inaccetabile e allora aspettavo con ansia che venisse la sera, mi affacciavo dalla finestra della casa di mia nonna e aspettavo che l’auto spuntasse dal solito angolo di strada.

Poi sono cresciuta, ho cominciato a capire le esigenze della famiglia, l’importanza del lavoro, ma…

Ma ancora oggi sono fermamente convinta che abbia dovuto rinunciare a qualcosa d’importante, sento che tra noi non ci potrà mai essere confidenza e complicità. Infatti di me, sono convinta, lei sa poco e niente. Non sa se sono triste, né se sono preoccupata. E io non riuscirei mai a parlarle di me!

Probabilmente tutto ciò è dovuto alla differenza generazionale, in fondo quando sono nata io lei aveva più di 40 anni e i 40enni di trent’anni fa non sono certamente quelli di adesso!

Comunque, tornando al discorso madre-figlia, quando potevo godermi la sua vicinanza, le è stato diagnosticato un tumore al seno ed è iniziato l’inferno: cure, esami, interventi, recriminazioni, sconforto… E ben presto mi sono ritrovata nel ruolo di chi deve accudire. Un bel cambiamento sconvolgente!

Per fortuna il problema è stato risolto, ma l’età avanza e la salute va peggiorando, così come va scemando anche la voglia di vivere.

E così ci sono periodi un po’ più bui, in cui non riesce proprio a nascondere quello che pensa e dice parole che feriscono peggio di una coltellata.

Un esempio?

Qualche settimana fa ho perso la pazienza perchè non è che abbia un caratterino facile. Così dopo aver dato una decina di consigli e dopo aver sopportato in silenzio una decina, se non di più, di “Tu non capisci niente!”, le ho detto di fare quello che voleva.
Risultato: “Non preoccuparti, tanto presto ti liberi di questo peso!” 😯

Fantastico! Viene a dire una cosa del genere a me che mi faccio in quattro tutto il giorno, che cerco di risolvere problemi che non sarebbero di mia competenza, che cerco di accontentarla anche nelle più piccole cose? Io non ho mai nemmeno pensato che potesse essere un peso. Non l’ho mai pensato nemmeno per un minuto e neppure per un secondo della mia vita!

Questa frase mi ha ferito tantissimo, la ricordo ancora benissimo, devo anche confessare che non mi è facile dimenticarla e mi ha fatto passare una serata in lacrime.

Per concludere mia madre è la persona a cui voglio più bene in assoluto, ma è anche l’unica che sa come ferirmi per benino. Onestamente spero che lo faccia inconsapevolmente!

2 commenti

  1. Non ricordavo questa mia descrizione, ma il cavaliereerrante me l’ha ricordata. Mi fa un certo effetto rileggere queste parole adesso, ma penso che siano perfette per descrivere mia madre. E’ sempre stato così fino all’ultimo giorno: un’alternanza di gioia, pianti, mancanze, ma tanto e tanto amore reciproco.

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  2. Ti capisco… io ho riletto oggi questo tuo post in seguito al tuo commento, e ho pensato che probabilmente è quello che mia figlia direbbe di me… 😦

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