E’ illegale

Stamattina mi sono svegliato con una domanda che da qualche giorno mi frulla in testa: “ma quest’anno, il ritorno all’ora solare niente?”.

Ed eccola qui. Il computer segna diligentemente le 6.07 e gli orologi di casa si ostinano a dire “son le sette”. Tutti tranne uno che, non so perché, ho sempre lasciato che se ne infischiasse dell’ora legale ed ora vive il suo momento di gloria.

A me i cambiamenti d’ora scombussolano non poco, come a una persona su sei, dicono le statistiche. Ma quello che sembra essere richiesto a gran voce è un passaggio definitivo all’ora legale, per sempre. Sinceramente l’ora solare a me sembrava avesse un suo perché nel rapporto fra madre terra ed il sole: lo zenith e cose così.

Ma il concetto di tempo è dell’uomo e come tutte le convenzioni può essere cambiata. Non so a voi, ma a me nessuno ha chiesto un parere e questo non mi piace proprio. Ma che debbano essere sempre gli altri a decidere “per il mio bene”?

Se poi penso che questo tipo di scelte non vanno nella direzione del “dai così c’è più tempo per spassarsela” ma in nome di aumento della produttività, di risparmio per le aziende, ecco, mi sento doppiamente preso in giro perché poi io vivrò i disagi e i guadagni ingrosseranno le tasche di altri, tanto per cambiare ed essere venali.

Adesso hanno messo in campo anche gli studi scientifici per avvalorare la tesi che un totale passaggio all’ora legale porta benefici fisici e psicologici all’uomo e alla donna in genere. Magari alcuni vantaggi per l’ambiente ci sono pure. La scienza, anche lei la solita puttana che si vende al miglior offerente.

Mi fanno girar le balle, mi fanno. 😕

Poi cerco qualche ragguaglio sulla storia di Arcore e di tale Ruby, visto che i tg radio (ormai quasi l’unica fonte per me di notizie) ci tampinano con ‘sta cosa. Già il fatto in sé funziona benissimo se sei vicino al bagno, ma tutti i link che vi sono appiccicati sono quanto di peggio si possa trovare.

Si va dalle folli dichiarazioni del nano alle ultime imprese di Lele Mora, originariamente parrucchiere che, ahimè, proprio frequentando i saloni di acconciature, deve aver imparato dov’era il filone d’oro.

Ma quello che mi abbatte, che mi butta giù veramente è la “serietà” – eddai, seri, non ridete – con cui vengono trattati gli argomenti. Qui scorre la vita, mica in Gramsci o Dostoevskij (perché loro due? non lo so).

Insomma, cambierà l’ora, ma in realtà non cambia niente. E questo, improvvisamente, mi sembra ormai accada da secoli.

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