Immolarsi

Rispondevo qualche giorno fa ad un post di Fra Puccino:

Io non le reggo quelle che magari si sposano, mettono al mondo i figli e poi puntano i piedi che devono vivere la loro vita a dispetto degli impegni presi e delle responsabilità assunte: c’è una via di mezzo tra l’essere una vittima sacrificale e un’insopportabile stronza egoista e irresponsabile!

Stamattina poi ribadivo in una risposta a un post di Martina lo stesso concetto, ma ahimé, il commento è andato perduto, e allora ne approfitto per chiarire meglio qui le mie idee in proposito.

Cosa significa “pensare ai figli”? Come si fa a stabilire quello che il Tribunale chiama “l’interesse supremo del minore”? Fino a che punto deve arrivare il sacrificio del genitore?

Tanto per chiarire il presupposto da cui parto, vi rimando a questo post, “Educare alla felicità“. Li è scritto chiaro e tondo come, per creare i presupposti della felicità dei propri figli si debba crear loro intorno un’atmosfera felice, e dare loro l’esempio che la felicità è un diritto, per cui bisogna lottare se necessario.

Sbagliano i genitori che tengono in piedi un matrimonio “per il bene dei figli”, perché in realtà non c’è nulla di peggio per i figli che crescere in un ambiente teso, anaffettivo, spesso lacerato dalle liti ma, anche qualora si fosse giunti a un tipo di convivenza meno conflittuale, si respirerebbe pur tuttavia un’aria di non collaborazione, non unione, non condivisione, che sono la negazione del concetto di famiglia e di quel calore che, col mantenerla unita, a questi figli si sostiene di voler garantire.

Nel caso di Martina siamo oltre, lei la separazione l’ha chiesta, la vuole, desidera e pretende, e se è divorzio ancora meglio.

Il problema nel suo caso è che desidererebbe, e senz’altro le gioverebbe, tornare in Italia, ma i figli (credo dodici e quindici anni) non appoggiano questo suo desiderio, che quindi stenta a trasformarsi in scelta.

La domanda ora è questa: quanto dovrebbe tenere in considerazione l’opinione dei figli in questa circostanza?

La risposta non è facile. Difficilmente siamo chiamati a scegliere tra un Bene e un Male, sarebbe troppo facile. Quando siamo chiamati a scegliere su ogni piatto della bilancia ci sono i vantaggi, gli svantaggi, i rischi, i benefici, e un pesantissimo macigno che si chiama incognita, che è quello che spesso risulta paralizzante rispetto al cambiamento.

Ma rispetto a un trasferimento, è giusto chiedere ai figli che cosa ne pensano? Secondo me no, e per vari motivi.

Intanto, i figli a quell’età (e probabilmente neanche dopo) non sono in grado di stabilire cosa sarà bene per loro a lungo termine, ma solo di provare il disagio di un cambiamento, laddove si sta proponendo loro di abbandonare il noto per l’ignoto (o quasi).

Ho conosciuto famiglie che, magari per esigenze lavorative dei genitori (generalmente del proprio padre) sono state costrette a trasferimenti pressoché continui. Ne ho conosciute, e non mi sembrano destabilizzate. Magari rimane loro in fondo al cuore un desiderio di radici, ma di fatto crescono come persone dalla mente e dagli interessi più ampi.

Nel caso di Martina poi non stiamo parlando di trasferimenti “continui”, ma di un unico trasferimento, per stabilirsi in una terra che per metà è già nel loro sangue, con una madre autoctona.

E pure vero che i figli più crescono più si costruiscono un proprio ambiente, e secondo me è anche per questo che la decisione deve essere veloce, e avvenire quando non ci sono, da parte dei figli, complicazioni “amorose” che allora sì che renderebbero il trasferimento inaccettabile e inaccettato.

Parlavo tempo fa di questo problema con una mia insegnante d’inglese, che si era trasferita, seguendo il marito militare in missione, non so quante volte. Lei la riteneva la cosa più normale del mondo, e mi chiedeva quanti dei miei amici d’infanzia io, che vivevo nello stesso luogo in cui ero nata, frequentassi ancora: effettivamente, nessuno. Né dell’infanzia, né dell’adolescenza. Forse dell’adolescenza sì, ma non sono poi legami così essenziali e continui da giustificare una rinuncia a un trasferimento, e nulla cui la tecnologia non possa porre rimedio; in fondo, con questi amici dell’adolescenza, il rapporto è ridotto a lunghe telefonate, affettuose e amicali per carità, ma pur sempre telefonate, per i compleanni e le feste comandate, nulla che non si potrebbe fare ugualmente abitando altrove.

Lasciamo ora stare i figli e passiamo a lei.

Abita in un posto che odia e dove non ha nessun appoggio, in condizioni economiche difficili, sempre sul filo dell’emergenza.

In Italia ha un ambiente familiare e degli amici da cui riceverebbe sostegno e affetto. Probabilmente, essendo perfettamente bilingue, non avrebbe alcun problema a trovare un’attività, magari anche di un certo livello (io al suo posto andrei di corsa a fare la guida turistica, ma fossero anche traduzioni, magari in maniera sistematica per case editrici, ripetizioni private, non la vedo tragica).

Rimane fermo il mio convincimento che una madre serena e realizzata sia una madre migliore di una stanca, sfinita e frustrata. I figli avranno bisogno di lei vita natural durante, anche quando un domani saranno genitori a loro volta: e, per non mancare a questa chiamata, Martina deve investire su se stessa, e sulla sua felicità.

A Marti’, ma ancora lì stai?

Update: ritrovato il commento che avevo lasciato da Martina, lo ripropongo qui perché di fatto è parte integrante del post che ha ispirato, e anche perché avevo dimenticato una frase che qui riporterò tra parentesi:

C’è stata un tempo la mentalità del “tutto per i figli”, ma ora non è più ritenuto cosa buona e giusta l’annichilimento di un genitore nel nome di un “bene” dei figli che in realtà nessuno di noi conosce.

E poi, il bene dei figli sono proprio i genitori, l’equilibrio, l’appoggio e la solidità che possono offrire a questi loro figli, e una madre che sta in un posto che ama e in cui è amata, in cui è circondata da amici, in cui ha persino maggiori possibilità di lavoro in quanto bilingue e con un appoggio di una nonna che possa stare a casa con i nipoti, sarà sicuramente una madre che potrà dare di più ed essere di più per i propri figli.

Ricordi quando Martina ha raccontato “Se mia figlia di dodici anni ha la febbre, o il pasto glielo preparo io o non mangia, perché non si può chiedere a una dodicenne febbricitante di farsi da mangiare da sola”?

In realtà nessuno di noi sa se questo trasferimento per i figli risulterebbe alla lunga positivo o negativo, ma sarà positivo per Martina, e di conseguenza per loro che avranno una madre più tranquilla, più serena, più viva.

Poi, potranno sempre scegliere. Se vogliono restare in Irlanda, possono restare con il padre. Possono stare per qualche mese in Italia, e poi se proprio non si trovano tornare in Irlanda.

Potranno tornarci da maggiorenni. Le possibilità sono tante, ma non deve rientrarci quella dell’annientamento di una madre, e a che servirebbe poi?

Tu sai quanto io sostenga che un genitore che ha messo al mondo dei figli se ne debba prendere la responsabilità, ma anche mantenersi vivi è una responsabilità nei confronti dei figli.

In una scelta come quella che Martina si appresta a fare, sicuramente i figli vanno ascoltati, sicuramente le loro esigenze vanno valutate, ma non solo non hanno un diritto decisionale, ma è persino ingiusto e fuori luogo conferirglielo.

Ci sono età in cui i figli si adeguano alle scelte dei genitori, punto e basta. Ci sono momenti in cui abitare in un posto in cui si sentono al momento più a proprio agio, magari solo perché lo conoscono, non è motivo sufficiente per condannare a una “non vita” una persona che ritengono di amare.

I figli non sono dei grandi saggi con una visione d’insieme della vita, ed è giusto che non lo siano, non lo possono essere.

Quando la Lobot insisteva perché io rimanessi con suo figlio, di fatto appoggiando la sua tendenza a parassitare e a tenere comportamenti nocivi a sé e agli altri [chiedendomi di farlo per mia figlia, ndr], io le risposi “E’ proprio per mia figlia che lo faccio: di due genitori, ha bisogno che almeno uno conservi il sale in zucca e la testa sulle spalle. Mia figlia, non saprà che farsene di una madre mortificata, triste e in difficoltà che se ne stia all’angolo a piangere la propria sorte”.

E’ stata dura, come sapete, ne abbiamo passate tante ma, almeno finora, mia figlia è venuta su una ragazza in gamba e con le sue certezze.

Martina, prima di decidere cosa fare di se stessa, questa se stessa deve ritrovarla, e non può certo farlo in questo stato di apnea perenne.

47 commenti

  1. Ify, ho recuperato la tua risposta che quegli imbecilli di blogger mi avevano messo nella cartella spam, e vi ho pure risposto (nel mio blog). Adesso sono di fretta, ma piu’ tardi torno che commento con cura anche da te. Un abbraccio

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    • Te l’ho detto di passare su wordpress… ci sono pure gli strumenti per recuperare tutto quello che hai scritto finora in un paio di clic 😉

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  2. Forse dovevo scrivere da Martina. Forse qua. Comincia ad assomigliare troppo ad una discussione “di persona”. I ritmi si fanno serrati.
    Martina, sostanzialmente concordo con Ify anche se magari avrei cercato di essere un po’ più “politico”. Forse però nella sostanza sarei stato anche più duro. Mi sembra che l’illusione di dare ai figli anche quello che non hanno potuto avere per colpa del padre ti porti a fare come quelli che dicono che i loro figli non devono avere di meno e “s’inpiccano” per dare di più. L’affetto dei figli è come l’amore. Torno a ripetermi: bisogna amare in due. Ci deve essere corresponsione. Da entrambe le parti. E ho il sospetto che, al di là delle loro resistenze, anche la loro felicità sia lontano da lì. Purtroppo non ho tutto il tempo che vorrei, ora, però ho tutto l’affetto che serve. E ho paura proprio per loro. Portati e portali via di là. L’unico ostacolo accettabile può essere burocratico o legale. Vedrai com’è tutto più bello quando si può esprimere liberamente l’amore. Sto parlando di quello materno.

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  3. Ma anche wordpress dà i numeri oggi: il mio commento è in moderazione, come mai? Non ci sono più le piattaforme di una volta 😉

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    • Cara Ross,

      stavolta la piattaforma ha agito correttamente 😉

      Scherzi a parte, volevo rispondere già da prima al commento di Mario, che dichiarava di non sapere su quale post rispondere.

      La storia di Martina forse è più giusto discuterla sul suo blog, anche perché i suoi post ci danno l’occasione per intervenire sull’argomento.

      Magari qui parleremo più in generale della questione genitori/figli, e di questa tendenza, sentita come necessaria e assolutamente doverosa, di certe donne di immolarsi quando come madri, quando come mogli, e quando come figli nella cura di un genitore anziano.

      Quindi direi che possiamo, noi commentatori, dividerci equamente così, tanto pure sul fatto generale, fino a che punto è giusto sacrificarsi e per chi, c’è da versare fiumi d’inchiostro (o millimetri di polpastrelli? Come si dovrebbe dire ora? 😉 )

      Sono stata salomonica? Chi avrebbe ora ancora il coraggio di chiamarmi “Ducetta”?

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  4. Vagando sotto le stelle, riflettei non poco sul rapporto “Genitori-Figli”, anche attingendo alla mia esperienza personale !
    All’ inizio stentato della mia esperienza, partii subito da due imperativi che liberamente mi posi :
    1) Prendere atto che, al momento della nascita dei Figli, nè l’ Uomo nè la Donna ( tranne rarissime eccezioni ) sono adeguati al compito di genitori, anche se per la verità la Donna ‘come Madre’, lo è assai più dell’ Uomo ‘come Padre’ !
    2) Scartare senza esitazioni o dubbi, qualsiasi “Lezione Accademica”, ( sia che provenisse da Studiosi del Settore specifico, sia che emanasse dalle riflessioni di Esperti in vena di disquisire nel merito ), salisse sul pulpito a pontificare sull’ argomento !
    Tutto scartai, fin dall’ inizio, tranne l’ eco di alcuni semplici versi ( che conoscevo già e che mi avevano particolarmente colpito ) .
    Li aveva scritti Gibran e sono i seguenti :

    “I vostri figli non sono figli vostri.
    Sono figli e figlie della sete che la vita ha di sé stessa.
    Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,
    E benché vivano con voi non vi appartengono.
    Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri:
    Essi hanno i loro pensieri.
    Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:
    Esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.
    Potete tentare di essere simili a loro, ma non farvi simili a voi:
    La vita procede e non s’attarda sul passato.
    Voi site gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccate in avanti.
    L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.
    Affidatevi con gioia alla mano dell’Arciere;
    Poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell’arco” .

    Li applicai subito, e seguii la vita delle mie due Figlie tenendo ferma, grazie anche a mia Moglie che ‘in sostanza’ li condivideva ( in principio un po’ meno di me, invero, ma col tempo facendoli anche suoi pur soffrendone ), questa “bussola di direzione virtuosa” !
    La mia esperienza di Padre, che ho praticato facendo, come tutti, ‘errori consistenti ed omissioni’, tutt’ ora in corso, mi dice che questo ‘sentire e applicare il compito’ non ha danneggiato nè le mie due Figlie ( attaccatissime a me ed alla Madre, ma libere di giostrarsi la “loro” vita ), nè me stesso con rimpianti troppo eccessivi per aver seguito questa linea .
    Tornando ‘on topic’ : Genitori pronti ad immolarsi per i Figli o Genitori che pensino soprattutto alla propria felicità ?
    Mi scuso se posso apparire drastico, ma i due estremi non hanno alcun vantaggio pratico !
    E’ chiaro che “per i Figli”, Genitori degni di questo nome debbano dare il massimo ed anche di più, almeno fino a quando questi non siano in grado di provvedere a se stessi, ed anche oltre, poichè i Figli avranno sempre bisogno ( ma lo dovranno decidere loro “il quando” !!! ) del loro Papà e della loro Mamma .
    E nel caso di separazione ?
    A mio parere ‘errante’, quando un Uomo e una Donna abbiano deciso che sia impossibile proseguire il Matrimonio, dopo aver tentato inutilmente ogni rimedio, possono andare liberamente ciascuno per la propria strada, “ma impegnandosi ( qui sì, con la veemenza del martire ) a MANTENERE AMICHEVOLE IL RAPPORTO DA SEPARATI, nell’ esclusivo interesse dei Figli . Lo sò che è proprio questa la parte più difficile, ma non è impossibile raggiungere questo virtuoso obiettivo, se si amano veramente i propri Figli .
    Nel mio vagare per lande sconosciute e conosciute, ho visto tantissime Coppie separarsi, rifarsi una vita per loro migliore, ma senza rinunciare a conservare ‘onesto e amichevole’ il rapporto dell’ uno con l’ altra per non far mancare ai loro Figli il sostegno e l’ affetto di entrambe le Persone che li misero al mondo !
    Quando poi uno dei due ( ahimè, mi fa male dirlo, ma questo accade – anche qui con le dovute eccezioni ! – quando l’ Uomo si senta tradito e umiliato da una scelta diversa dell’ ex Moglie e diventi “aggressivo” fino agli estremi limiti nei confronti della ex Compagna ! ) non collabora in tal senso, il Genitore ‘superstite’ è chiamato ad uno sforzo notevole per supplire alle mancanze dell’ altro ( o dell’ altra ) . E’ uno sforzo immane, straziante, ma un Uomo ( se è lui cui sono stati rimessi i Figli ) o una Donna ( se a lei sono stati affidati ) che “amino con sincero affetto i proprii Figli” sanno come portare avanti questo difficilissimo compito e, in genere, pur tra lacrime, rimpianti ed affanni, ci riescono sempre !
    Questo auguro all’ Amica Lady @Marty ! Che ha già dimostrato il suo valore di Mamma, ed è tempo che, sempre avendo a cuore gli interessi dei suoi due Bambini, cominci a pensare “anche a se stessa” e di riflesso a loro, che ebbero in sorte un Padre non all’ altezza della Madre !
    Pensare a se stessa come una Donna ancor giovane, che ha il “sacrosanto diritto” di ridisegnare, se lo ritenesse importante e decisivo per lei, anche il proprio futuro !

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    • @Ser Bruno, conoscevo le parole di Gibran, e non posso che condividerle.

      Tu mi dici che l’applicarle dà buoni frutti, e io ho sempre cercato di farlo. Esserci senza prevaricare, lasciarle il suo spazio, lasciarle spiegare le ali.

      Per ora funziona 😉

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  5. Eccomi, di corsa anche adesso ma tornero’ stanotte.
    Alcune precisazioni. Il periodo della mia separazione e’ bell’e’ che finito. Tra pochissimi mesi (spero a marzo, massimo) firmero’ il divorzio.
    Il divorzio portera’ necessarie risoluzioni drastiche. Il mio avvocato sa la situazione, che verra’ sottoposta al giudice. Confido nella legge.
    Il mio problema, lo abbiamo focalizzato, sta nel fatto che mi sono annullata per anni. Ora, costretta a prendere decisioni che vanno oltre la solita routine scuola-salute-problemi prsicologici-cosa cucinare per cena-come pagare l’affitto ecc. mi ritrovo davanti una montagna.
    Non e’ insormontabile. Come ha appena commentato Ross sul mio blog, l’approccio drastico forse non e’ il piu’ consigliabile. Vista la mancanza di comunicazione con il padre, si finirebbe in tribunale. e sinceramente non ho ne’ le forze ne’ la predisposizione mentale per affrontare una cosa del genere.
    Non so casa sia giusto o sbagliato, per i miei figli. ho fatto del mio meglio, e a volte il mio meglio non e’ bastato.
    L’ho scritto piu’ volte: siamo animali sociali. Se si osservano le societa’ tribali, i figli vengono tirati su in comune. La madre (o il padre) che fa da sola tutto, non e’ naturale. Va contro i nostri istinti. non siamo gatti. i gatti tirano su i cuccioli da soli. Non Homo sapiens.
    Nel mio problematico ultimo quindicennio io sono andata contro natura. Ho tirato su i figli da sola. Mi e’ stato inculcato da una madre che non sapeva nulla di differenze, che avere figli e’ un sacrificio, non una gioia. nel momento in cui ho deciso di fae marcia indietro, di trasformare questa esperienza in una gioia e non un autoannullamento, si sono messe contro difficolta’ pratiche quasi insormontabili.
    Ma che non sono insormontabili.
    A pensarci bene nulla lo e’.
    Parlo quotidianamente ai miei figli sulla prospettiva di trasferirsi. Devo tenere presente ovviamente le conseguenze legali. Ce ne saranno, e’ inutile negarlo. Questa settimana sara’ parecchio complicata. La prossima piu’ rilassata, cerchero’ di fare mente locale.
    La loro felicita’ dipende dalla mia, e loro lo sanno. Per anni sono stata infelice, loro lo sono stati di riflesso. non vogliamo tornare su quel percorso.
    sarebbe stato tutto piu’ semplice se questa citta’ fosse stata accogliente. Ma questi sono se. Se, se, se. Se ci fosse stato un cane a tendere una mano. se mi fosse possibile lavorare con dignita’. se.
    Non vivo piu’ di se. Vivo di presente, senza condizionali.
    con la certezza che e’. al momento, una questione di sopravvivenza quotidiana. Siamo in una situazione di emergenza. Poi l’emergenza si attenuera’. Ci sono anche difficolta’ pratiche, tipo la mancanza di soldi. Una volta superate queste cose, l’allarme rosso si tranmutera’ in arancione, giallo, ecc. finché si spegnera’.
    La mia filosofia non e’ rassegnazione. ho l’esigenza di andare via da qui, in modo da ricominciare a vivere. Se ricomincio a vivere, ricominciano anche loro.
    La montagna si puo’ scalare. ho superato di peggio, ve lo assicuro. situazioni che non vedevano una via d’uscita. Questa ce l’ha. Si chiama divorzio, appunto. e con esso tutta una serie di cose scritte nere su bianco, che se non vengono rispettate trascinano bellamente la controparte davanti al giudice. E si spera che nessuno vorra’ questo. specialmente, si spera che tutti vogliano la cosa migliore per i figli.
    I nostri figli che ci cambiano la vita irrimediabilmente.
    c’e’ una frase in “Eat, Pray, Love” che scolpirei nel marmo:
    Avere un figlio e’ come farsi un tatuaggio in faccia. Pensaci bene prima di pendere questa decisione.
    Io non ci ho pensato. Ma il tatuaggio comunque me lo voglio tenere.
    Un abbraccio, cari amici.

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    • @Martina: ho visto giusto ieri “Mangia, prega, ama”, e anch’io sono rimasta colpita da quella frase, perché è proprio così.

      Ed è anche così relativamente all’allevare i figli, “ci vuole un paese intero per crescere un bambino”, ma forse questo succedeva fino a cinquant’anni fa, quando uno si poteva permettere di mettere al mondo i figli e lasciarli crescere in strada, sotto gli occhi di tutti, ognuno figlio di tutti, e nel bene e nel male da tutti controllato, coccolato, rampognato.

      Oggi siamo chiusi in cellette a compartimenti stagni, e crescere un figlio è veramente dura: comunque, per te, il peggio è passato, almeno relativamente all’accudimento necessario. Quando un figlio cominci a poterlo lasciare solo in casa, anche se si cerca di lasciarcelo il meno possibile, è veramente una svolta nella vita di una madre sola.

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  6. sabby

    cara ify conosci più o meno la mia storia,
    la separazione è stata sempre un po’ messa da parte per i figli, ma come dici tu non so se abbiamo fatto bene, perché oggi viviamo una situazione di tensione che certo non fa bene ai figli,
    vi lascio questo brano perchè racchiude quello che penso oggi:

    La signora Charles Bliss

    Il reverendo Wiley mi consigliò di non divorziare,
    per il bene dei bimbi,
    e lo stesso consigliò a lui il giudice Somers,
    così restammo insieme fino alla fine.
    Ma due dei bimbi parteggiarono per lui
    e due dei bimbi parteggiarono per me.
    I due che diedero ragione a lui mi biasimarono
    e i due che diedero ragione a me lo biasimarono,
    e soffrirono ciascuno per uno di noi,
    e tutti si tormentarono per avere osato giudicarci
    e si torturarono l’anima perché non potevano stimare
    lui e me allo stesso modo.
    Ora, qualunque giardiniere sa che le pante cresciute in cantina
    o sotto le pietre, sono stente, gialle e rattratte.
    Nessuna madre lascerebbe succhiare al suo bimbo
    latte malato dal suo seno.
    Eppure i preti e i giudici consigliano di allevare la prole
    dove non c’è sole ma soltanto crepuscolo,
    non calore, ma soltanto umido e gelo –
    i preti e i giudici!

    Antologia di Spoon River

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    • @Sabby: ben detto! Quando sento di situazioni assurde, e la gente che dice di restare insieme “per amore dei figli”, costringendo questi figli a una crescita in un ambiente malsano, mi viene una rabbia che non ti dico; per la propria paura di affrontare una separazione, paura che, lo capisco, investe il campo emotivo, sociale, economico, ma che insomma, alla fine si fa e ci si riprende la vita, rovinano la vita loro e pure quella di creature innocenti.

      La Verità, la chiarezza, sono il miglior nutrimento per un figlio. Oltre all’amore, ci mancherebbe.

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  7. Come già ebbi a dire in altro post i genitori per il bene dei figli e per il loro stesso bene devono evitare di anullarsi per i figli.
    Immolarsi poi è un termine che non amo troppo mi sa di martirii e fanatismi religiosi.
    Certamente non riesco a pensare che quello che ho fatto per mio figlio sia stato mai un sacrificio. Vivere ed occuparmi di lui è sempre stato un grande piacere. Magari a vlte ne sentivo troppo la responsabilità, soprattutto quando stava male e dovevo decidere il da farsi, ma generalmente mi era più facile e congeniale decidere da sola. Anche educare da sola. Ho potuto seguire una linea unica alla quale credevo e non ero demandata a credere.
    Tutte le volte che mi sono trovata a dover mediare con il padre di mo figlio qualcosa relativa alla sua educazione andava notevolmente in contrasto con quello che avevo fatto in precedenza, quindi oltre ad essere personalmente i difficoltà, lo era anche il bambino che non riusciva a raccappezzarsi.
    Ho tirato su un figlio indipendente,ma allo stesso tempo affettuoso e sensibile, attaccato alla sua città, ma nello stesso tempo cittadino del mondo , capace di addattarsi alle situazioni, pronto a difendere i deboli e anche le sue idee e a pagare di tasca propria. Non lo dico per farmi dire brava, non è merito mio, è merito suo, che a recepito e elaborato quello che gli trasmettevo, senza farlo con l’unico intento di insegnargli. Mi è costato certamente tempo ed energie, ma nessun sacrificio e forse proprio perchè dovevo provvedere da sola alla sua educazione, non dovevo combattere altre influenze e imposizioni, tanto meno ricatti.
    Ecco perchè ho affermato che è meglio un figlio senza padre piuttosto che averne uno balordo.
    Certamente che ci possono essere momenti difficili dove il peso della crescita di un figlio diventa insostenibile, perchè sono intervenuti anche disagi personali o psicologici. Su questo non posso intervenire. Ritendo però assurdo chiamare le difficoltà con nomi che non hanno. Bisognerebbe essere molto realistici e pratici e mai nascondere la propria paura del futuro dientro alle incertezze dei figli. Si possono assecondare, se necessario,ma alla fine ognuno ha un posto e una funzione da seguire, noi essere genitori e loro essere figli con le conseguenze che ne seguono. Qualche volta bisogna sapersi ritirare e prendere le distanze, lasciandoli sbagliare e soffrire se necessario, Fa parte del loro percorso di crescita.
    Mio figlio sa che ci sono sempre per lui, che sarà sempre la mia priorità, ma che ho anche la ia vita e che non va in contasto con la sua e le sue scelte. Almeno così fino ad ora non è mai stato.
    Pertanto sono a favore delle madri e dei padri che sanno avere un rapporto equilibrato e non invasivo nei confronti dei figli e adoro i figli chenon invadono la privacy dei genitori. 🙂
    Fortunatamente il mio è così!

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    • @Ross: scusa se ieri sera poi ho lasciato in sospeso questo tuo commento, ma un’emergenza familiare mi ha chiamato (figlia in crisi).

      Il bello è che lei mi ritiene una madre assente, e per certi versi ha ragione. La storia sarebbe lunga, e comunque legata a tante cose che sappiamo che, al ritorno a casa, non mi davano altra scelta che rintanarmi. Ci sono, ma non dedita a lei come vorrebbe.

      Comunque, concordo con tutto quello che hai detto, e non è neanche difficile come sembra, anche se la riuscita dei figli non è una formula matematica, dipende da tante cose. Però è importante l’educazione al rispetto, e l’esempio del medesimo rispetto.

      Un abbraccio.

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  8. Hai toccato un argomento tosto, cara Ify e infatti i commenti si contano sulle dita di una mano… di Capitan Uncino.
    Istintivamente, mi verrebbe da dire che ognuno con i figli (ma anche con i compagni, i genitori, ecc.) si regola come meglio crede.
    C’è che si “immola” (ma il termine mi sembra un po’ esagerato) e c’è chi se ne frega (e a volte il termine è azzeccato).
    Però tutti i problemi ai quali avete accennato voi si moltiplicano per tre per i padri “non fedifraghi”.
    Una donna che rimane sola con i figli riuscirà (prima o poi, con più o meno difficoltà) a risalire la china, perché è “socialmente più accettata”. L’uomo accetta i figli altrui, spesso diventa un nuovo punto di riferimento. Oserei quasi dire che per ogni uomo che abbandona i figli ce n’è almeno un altro che è disposto ad accoglierli.
    Ho qualche dubbio che invece valga la situazione contraria.

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    • @Aquila: addirittura una mano di Capitan Uncino! E’ che oramai vi siete abituati ai cento, duecento commenti a post di noi inguaribli chiacchieroni, ma dai, ogni tanto ci fermiamo a respirare, poi parte dell’argomento di questo post è stato trattato da Martina.

      Non lo so se il rapporto tra uomini che abbandonano e uomini che accolgono sia uno ad uno, non credo sia così, penso che i secondi siano di gran lunga superiori ai primi: però, quando ci sono, sono dei punti di riferimento importanti per i i ragazzi che accolgono come figli nella loro vita.

      Però questo non è immolarsi, è gioia reciproca, è arricchimento della propria vita.

      Sul fatto della situazione contraria non saprei dirti, io da madre a figli non miei l’ho fatta, e mi è sembrata la cosa più normale del mondo.

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  9. Credo che Ser @Aquila, Maestro dell’ ironia e del ‘buon senso’, abbia fondamentalmente ragione !
    Quanto dice, risponde al vero se si osservano ( sono le eccezioni a cui mi riferivo nel mio precedente intervento ! ) alcuni Padri ‘non fedifraghi’ e si riflette sulla loro ardua fatica di dare ai proprii Figli non soltanto una stabilità esistenziale ed una guida ‘aperta’ di introduzione alla vita, ma soprattutto una ‘tenerezza femminile’ che a loro fu negata da madri immemori !
    Se le strade dell’ Uomo e della Donna si devono dividere, mi sembra almeno necessario che – come saggiamente afferma Lady @Ross ! – un Figlio sappia con certezza che quel Padre o quella Madre persi dall’ unione frantumata “per lui ci saranno sempre”, nel rispetto ovviamente delle reciproche scelte di vita !

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    • @Ser Bruno: non lo so se è facile essere figli di genitori separati, non credo sia facile, anche laddove i genitori confermino la loro presenza e il loro affetto.

      Mia figlia però sostiene che crescono più in gamba, e probabilmente è così.

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  10. @Aquila: dissento. Non solo perché ho amiche che l’hanno fatto, ovvero hanno accolto i figli degli uomini che amavano nella loro vita. Ma perché, appunto con tali amiche, abbiamo elaborato, qualche tempo fa, la “teoria del pacchetto”.
    La spiego.
    Il motivo perché noi genitori single con figli annessi e a carico non abbiamo vita sociale (eufemismo per=sesso) e’ perché siamo, appunto, un pacchetto. Noi siamo noi in quanto individui, ma siamo noi in quanto entita’ con figli. Potrei quasi dire che io sono una trinita’ se poi pero’ non mi montassi la testa 😀
    Questo pacchetto, entita’ indissolubile, spaventa a molti. Per cui niente sesso 😀
    Pero’.
    Se ti innamori di una persona con figli, ti innamori inevitabilmente anche dei figli. C’e’ un’osmosi, una fusione. Noi donne abbiamo l’istinto materno che ci “costringe” a farlo. Nascono cosi’ famiglie anomale, composite, splendide (e ne conosco) ricchissime di affetti.
    Guarda, sono cosi’ convinta della mia “teoria del pacchetto” che qualche tempo fa ci scrissi un racconto sul mio blog, si intitola “Tra le donne”. Molti lettori pensarono che si incentrasse primariamente sull’eutanasia. Invece era di questi pacchetti che parlava. Di famiglie felici perché decidono di diventare famiglie.
    Si’ lo so’, e’ una teoria un po’ hippie, ma io sono un’irrimediabile figlia dei fiori.
    Per questo che sto cercando di evitare lo scontro in tribunale in tutti i modi.
    Gia’ la mia vita degli ultimi 10 anni assomiglia molto al film “la guerra dei Roses”. Vorrei evitare di arrivare allo stesso finale.

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    • @Martina: non credo sia difficile fare sesso per una donna che ha dei figli, concordo con la teoria del pacchetto, ma non applicata a quel campo.

      Difficile è rifarsi una vita, perché se t’innamori della madre devi amarla per intero, e quindi con i suoi figli, che sono parte integrante di lei. A volte il nuovo compagno riesce ad assumere un ruolo se non di padre (a volte questi figli hanno il loro), almeno di familiare presente e affidabile.

      Diverso è quando considerano i figli dell’altra un intralcio ai loro bisogni.

      Io, quando la bambina era ancora piccola, l’avevo fatto un tentativo di tornare con un mio ex (non Attila!), ma io, quando tornavo la sera, mi ritrovavo con una figlia che era stata sola tutto il giorno, e voleva le attenzioni della madre. Lui, avrebbe voluto solo che mi sbrigassi a metterla a dormire per avere i suoi spazi (capisciammé).

      Francamente, gli ho dato il benservito. Mia figlia aveva diritto, dopo una lunga giornata passata a scuola (sempre a tempo pieno e oltre, coi servizi post–scuola), alle attenzioni e alla presenza affettuosa e dedicata di sua madre.

      Per quanto riguarda lui, se non amava “il pacchetto”, se non era in grado di integrarsi con le esigenze familiari, significava solo che non era fatto per noi.

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  11. non credo sia difficile fare sesso per una donna che ha dei figli
    Ify, com’e’ che si fa ad inserire la faccina che si rotola ridendo in modo incontrollabile?
    Poi ne voglio anche inserire una che zampilla lacrime battendo i pugni al suolo in modo sconsolato.
    Che codici uso?
    😀 😀 😀

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    • @Martina, ma tutti io li ho trovati gli arrapati che mi toccava allontanare a mazzate? Io pure sto sola da tempo, ma ho dovuto faticare per poterci restare.

      Non posso credere che le cose stiano veramente come dici, oppure gli irlandesi sono TUTTI merluzzi surgelati, non solo il tuo ex!

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  12. Certo il figlio di Ross, cioè nostro figlio, è il più bello, pressoché perfetto. Ogni scaraffone… eccetera. Al di là che non siamo certo buoni giudici ad ognuno il suo mestiere. Ma qui non stiamo parlando di educazione. Dal punto di vista educazionale è bene che sappiano cos’è il mondo. Che capiscano che non ci sono solo i loro bisogni e soprattutto i loro capricci. Si stava parlando di immolarsi. I figli si amano meglio se si ha una vita felice o almeno degna d’essere vissuta. Meglio se si ama. Ancor meglio se si è amati. Insomma se si sta bene. Finisce che il sacrificio soddisfa solo la nostra essenza masochistica. Non parla della mia esperiernza perché ognuna fa parte a se. Non parlo di esperienze vissute o conosciute; come sopra. E poi è facile pontificare. Dico spesso che se avessi un consiglio me lo darei. Solitamente la figlia di 12 anni va dove vanno i genitori. Non i genitori restano dove lei si incapriccia. Solitamente… Ma ripeto che per me gli unici problemi reali non possono che essere di natura legale. Parlando di esempi limite così avcceteremmo che la donna deve subire anche l’uomo che la massacra di botte se questo va ai figli. L’universo intero riusciamo a contenerlo dentro di noi. Ognuno percepisce come vero dolore solo il proprio dolore. Forse è bene imparare un po’ di empatia. In fondo tutto può essere riportato, nel bene e nel male, ad un precetto già anunciato: il mio piacere più grande è il piacere di chi mi sta vicino. Attenzione: Funziona se è reciproco.

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    • @Mario, non posso che concordare, però capisco benissimo lo stato d’animo di Martina. E poi, comunque, bisogna aspettare la possibilità legale di farlo.

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  13. mi allontano dalle vs. divagazioni e torno on topic, ma vi preciso che allo stato ho solo esperienze di figlio, e di figlio sempre in conflitto con le scelte dei genitori (di mia mamma in particolare, sono figlio di divorziati)

    nelle varie scelte che abbiamo dovuto affrontare nella nostra microfamiglia a 2, fin che è durata qualche volta aveva ragione lei, altre volte avevo ragione io, personalmente penso sia sempre importante confrontarsi con i figli, avere più anni non significa avere ragione a prescindere, e se la scelta ovviamente comunque appartiene al genitore, scegliere a prescindere vorrebbe dire creare un conflitto profondo con i figli

    Quando poi al merito della scelta, non so Martina dove viva oggi, ma non se le consiglierei di tornare in un Paese com’è il nostro adesso…

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  14. nota speciale per la blogger: avverto fin d’ora che eventuali citazioni di quel film con Julia Roberts sul mio blog verranno direttamente inoltrate alla cartella spam

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    • @Fra, sotto quel cappuccetto, c’è un grande dittatore 😛

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  15. I figli si amano meglio se si ha una vita felice o almeno degna d’essere vissuta. Meglio se si ama. Ancor meglio se si è amati.
    Un’altra di quelle tue frasi che devo aggiungere alla mia collezione.
    Certo che hai ragione da vendere. Ma, come ho detto, il motivo per cui non faccio armi e bagagli subito e’ per le difficolta’ legali.
    Non hai idea di casa sia quell'”uomo”. Stamattina ancora, quando sono andata a prendere mia figlia per portarla a scuola. Mi ha di nuovo buttato fuori di casa, ho preso il telefono e stavo per chiamare la polizia. Mia figlia che e’ crollata in lacrime. Mentre tornavo a casa sono crollata io, mio figlio che cercava di consolarmi in macchina. Quel ragazzo e’ incredibile, lo sottovaluto troppo spesso.
    Non puo’ andare avanti cosi’, ma io ho le mani legate.
    Non ho ancora contattato l’avvocato, ma lo faro’ in giornata. Ho voluto sbollirmi prima per non dire o fare cose di cui potrei pentirmi. Purtroppo, anche lei non puo’ fare molto.
    come vedi la situazione non e’ cosi’ lineare. considerando che in questo “gioco di guerra” i partecipanti sono solo 4: io, quell’individuo abominevole i miei due figli. Nessun altro.
    Non e’ cosi’ semplice.

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    • @Martina: sì Martina, il problema più grosso è quello legale.

      Però, proprio alla luce degli episodi che mi racconti, e di cosa sono costretti a vedere e a sentire i tuoi figli, appena quel problema si risolve, appena ne avrai la possibilità, scappa, e senza voltarti indietro.

      L’Italia non è il giardino dell’Eden? Lo sono alcuni dei suoi abitanti, ed è pur sempre casa tua. E, soprattutto, è un altro stato rispetto a lui.

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  16. Queen @Ifi-18 : concordo con tua Figlia, poichè le asperità acuiscono la personalità ( almeno in genere ), specie se, come abbiamo concordato tutti, la presenza del Genitore che si è rifatto una vita non latita comunque, nell’ affetto e nella responsabilità condivisa, nei riguardi del Figlio non affidato a lui . Ovviamente, scartando il caso di ser @attila, almeno nei termini che abbiamo appreso da te !
    Ser @Fra-Puccino-23, concordo con il tuo buon senso e spero non ti sia mai mancata, comunque, la vicinanza del Genitore lontano da te .
    Ser @Mario-22, ancora una volta dimostri che con il ragionar moderato, l’ affetto sincero ed un modo di vedere la vita mai aggressivo ma sempre pacato e “denso di cose buone per tutti”, ogni obiettivo è sempre raggiungibile ! Specie se accanto alle nostre virtù si aggiunge – ove possibile ! – il rispetto nei confronti di “tutte” le parti in gioco !
    Figli compresi ovviamente, ma senza “immolamenti” e soprattutto senza compiacenze, per un senso di colpa, ai loro eventuali capricci !
    Lady @Martina-15, non è l’ Amicizia ( notoria ) per Ser @Aquila che mi spinge a dissentire con te ( anche se la ‘teoria del pacchetto’ non è poi così peregrina ! ) e a “ribadire il mio accordo sulle concrete meditazioni di quel Rapace Parapadano !
    Del resto, tu stessa freni apparendoti un “po’ troppo hippie” la tua visione di famiglia allargata, troppo simile alla tribù dei ‘Figli dei Fiori’ : non è assolutamente scontato come affermi, che una Donna, innamorandosi di un Uomo con Figli affidati “, si innamori automaticamente” dei Figli di costui ! Ed è talmente evidente questo semplice fatto, che i più famosi Favolisti hanno dedicato Fiabe indimenticabili alle attenzioni affettuose che ‘le matrigne’, specie se a loro volta madri di Figli proprii, riservarono a questi “Figli acquisiti” . Può accadere, ovviamente, ma non in forma automatica e sillogistica del tipo “Donna ama Uomo con Figli, quindi Donna ama anche Figli”, questa è la realtà !
    Che poi, a ben riflettere, e sforzandoci di calarci veramente nei panni di chi commenta ( dimenticando solo per un attimo le proprie vicissitudini ), non era questo il tema proposto da Ser @Aquila, quando parlava delle difficoltà diverse, tra un Uomo e una Donna, nel voler “risalire la china” da un punto di vista sociale !

    Ps. Caro Ser @Aquila : la mano di Capitan Uncino ???
    Non sottovalutiamoci ! Vedrai che a breve non basteranno le mani di “Brahma, Shiva e Visnù” !

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  17. Mi è ricapitato sotto gli occhi questo articolo e mi è venuta una curiosità:

    col senno del poi, come Martina potrebbe rileggere questo post?

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  18. Ho riletto. il tuo e il mio post. Mi sono venuti i crampi allo stomaco a ricordare quei giorni bui.
    Sono di fretta, qui c’è la notte bianca e mia figlia continua a trascinarmi fuori casa. Devo uscire di nuovo a minuti (ammetto di essere piuttosto stanca). Tanto con questo caldo non dormirei, tanto vale.
    Qualcuno proprio oggi mi ha detto: rimanere in Irlanda sarebbe equivalso a suicidarsi. Vero al 100%. Qualche mese fa ero giunta allo stremo, non sarei sopravvissuta un minuto in più. Siamo andati al divorzio nel modo peggiore possibile. E’ stato come Kramer contro Kramer. Ed ho aspettato troppo. Avrei dovuto fare armi e bagagli quando tu hai scritto quel post. Adesso, sarei più felice. Non avrei fatto tutte le rinunce che ho fatto. E che continuo a fare.
    Per il lavoro ho ancora qualche problema, non è decollato come mi sarei aspettata. Sono tenace, sono riuscita a lavorare, in passato, in situazioni impossibili. Oltretutto il mese scorso è stato assorbito, letteralmente, dai problemi di mio figlio, prorompenti ed egocentrici.
    Mio figlio.
    Con lui sì, ho fatto la vittima sacrificale. Ho dato tutto, e adesso il 17 se ne torna in Irlanda, dal padre. Probabilmente rimarrà lì, scelta sua ma contro il volere del padre. Ne sentiremo delle belle. Non andrà a scuola neppure questo settembre, non gli interessa. Ha passato l’ultimo mese a farmi la guerra, a fare la guerra a tutti, a rifiutarsi di vivere. Una fortuna spesa in terapia (mia figlia aspetta ancora la bicicletta ma le ho promesso che arriverà, anche se dovessi andare di notte a lavorare in un pub).
    Sono felice comunque di non essere più in irlanda. Quel posto mi ha annientato. Sono arrivata qui a maggio, dopo il divorzio, polverizzata.
    Non sono più sola, questo è un enorme passo avanti. Mi correggo: non sono più isolata. La solitudine rimane, e devo rimettermi in sesto.
    Cosa ne penso a mesi di distanza?
    Che avrei dovuto andarmene 10 anni fa. Mi avevano detto che a maggio sarebbe stato troppo tardi. Avevano ragione.
    Ma questo è il senno di poi.
    Vivo con quello che ho, adesso.
    Come avevo scritto mesi fa, ci vorrà tempo. Allarme rosso, poi giallo, poi si spegnerà. Si spegnerà forse il prossimo anno, mi sono data realisticamente 12 mesi.
    La prossima calda estate.
    Sono contenta di essere qui. Non ho un rimpianto, se non quello di non essere tornata prima.
    Mia figlia è felice, mio figlio sarebbe infelice dovunque.
    Ho fatto tutto l’umanamente possibile.

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    • @Martina: te l’ho detto come la penso a proposito di tuo figlio: forse, vedendovi felici e assertive, qualcosa in lui si smuoverà e vorrà raggiungervi: il padre non lo vuole, e tu sei una madre che lo ama.

      Il sangue non è acqua, tornerà.

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  19. Credo che abbia coraggiosamente ma inevitabilmente percorso quella strada, ma il dolore di vedere un figlio dilaniato e forse perduto è comunque terribile. Ci fossero ricette facile o almeno risposte precise, magari manuali che ti confortino su come agire, beh allora saremmo esonerati dal porti domande infinite che ricevono risposte sempre diverse. Personalmente avrei fatto comelei e avrei combattuto per far capire con responsabilità la situazione ai miei figli. Non avrei imposto nulla neanche fossero stati più piccoli, certo avrei tentato il tutto per tutto, salvo poi rischiare di fallire come potrebbe fare lei. Ma la dietrologia non serve è quello che succederà che determinerà una differenza.

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    • @Ross: il rischio di fallire c’è per tutti, persino per chi non osa, che rischia ancora di più di giocarsi l’esistenza.

      Hai detto bene, è quello che succederà che farà la differenza: finora, tutto quello che si è potuto fare è stato fatto.

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  20. Brava Ross. Hai descritto perfettamente ciò che provo. Non ho altro da aggiungere.

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  21. cavaliereerrante

    Ed io, da Uomo, avrei fatto lo stesso, esattamente come @Martina, e come, e non da adesso, percepì @Rossaura, giacchè se è vero che i figli sono tutti uguali, allora per un genitore diventa un imperativo categorico lottare per tutti i figli, dare tutto di se ( ed anche oltre ), vivere l’ inferno sì …. ma non autoannullarsi suicidandosi, giacchè in tal modo verrebbe a mancare ogni sostegno per “tutti” loro .
    E’ anche vero, come ribadiamo qui, che nè abbiamo in tasca ricette miracolistiche, nè forse queste ricette ‘ad genitores’ esistono …. ma credo non nuoccia alla nostra @Martina la consapevolezza che noi, nei suoi panni ( ed ammesso che fossimo riusciti a sopportare ogni ignominia per vent’ anni come ha fatto lei, cosa di cui dubito assai ! ) materni, ci saremmo comportati nel suo identico modo !!!
    Intanto, avremmo salvato “un figlio” ( mentre immolandoci non ne avremmo salvato nessuno ) e quanto al figlio che partirà …. d’ accordo, ora è un momento amarissimo per la mamma, ma chi può dire, oggi, che quella mamma, recuperate le sue forze stremate, non recupererà anche lui ???
    Quanto all’ immolarsi, in nome della felicità dei propri figli, io la penso come hai scritto Tu in questo post, @Ifigenia : “…… per creare i presupposti della felicità dei propri figli si debba crear loro intorno un’atmosfera felice, e dare loro l’esempio che la felicità è un diritto, per cui bisogna lottare se necessario.” !
    Non è una ricetta di sicurissima resa, nè una verità assoluta …. ma è il mio ideale da inseguire “come Padre” !
    Come ho scritto in un altro spazio, nella mia visione come padre un genitore dovrebbe essere un porto sicuro e immune alle tempeste

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    • @Ser Bruno: mi pare che siamo tutti allineati e, essendo noi persone che spesso hanno manifestato idee diverse, se questo ci trova tutti d’accordo significa che Martina ha fatto il massimo che poteva fare.

      Ora, dobbiamo solo attendere gli eventi.

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  22. dani

    Tiro un sospiro di sollievo.. Leggendo il post pensavo ci fossero ultimissime novità negative riguardo a Martina, e cioè che fosse anche nelle intenzioni della figlia ritornare in Irlanda. Ma poi ho letto bene le date e ho capito.
    Sì, lo stato d’animo di Martina in questo momento è molto comprensibile e nessuno le potrà togliere questa sua sofferenza e amarezza. Ma basta poi rileggere le ultime parole.. che deve scappare perchè c’è la notte bianca e che la ragazza è felice…
    E ciò basta!
    Le battaglie ancora andranno avanti.. ma ha fatto benissimo. E non è detto che la sconfitta sia definitiva..

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  23. cavaliereerrante

    Mi piace, moltissimo, questo tuo modo di pensare @Ifigenia, veramente tanto e percepisco che, se continua ad essere una verità “non” assoluta, la circostanza che menti diverse e di diverse storie convergano su un’ unica posizione, ci somiglia assai !!! 😛
    Sì, a cuore aperto e ragione vigilante, credo che la nostra amatissima @Martina abbia fatto, “per entrambi” i suoi Figli, il massimo che una creatura vivente, da sola e contro tutti nell’ inferno che attraversò, abbia fatto il massimo umanamente possibile !
    E sai che penso @Ifi e mi auguro con tutto me stesso ?
    Che recuperate le sue forza e la sua inguaribile gioia di vivere, la nostra Amica ( che è inarrendevole, guerriera dolce gandhiana sì, ma tenace e sognatrice coi piedi aggrappati alla terra ), tragga proprio dalla sua bambina l’ aiuto a recuperare “tutta” la sua famigliola, che è parte di lei indistruttibile … ed il tempo ci darà ragione !!! 😛

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  24. cavaliereerrante

    Mi piace, moltissimo, questo tuo modo di pensare @Ifigenia, veramente tanto e percepisco che, se continua ad essere una verità “non” assoluta, la circostanza che menti diverse e di diverse storie convergano su un’ unica posizione, ci somiglia assai !!! 😛
    Sì, a cuore aperto e ragione vigilante, credo che la nostra amatissima @Martina abbia fatto, “per entrambi” i suoi Figli, il massimo che una creatura vivente, da sola e contro tutti nell’ inferno che attraversò, il massimo umanamente possibile !
    E sai che penso @Ifi e mi auguro con tutto me stesso ?
    Che recuperate le sue forza e la sua inguaribile gioia di vivere, la nostra Amica ( che è inarrendevole, guerriera dolce gandhiana sì, ma tenace e sognatrice coi piedi aggrappati alla terra ), tragga proprio dalla sua bambina l’ aiuto a recuperare “tutta” la sua famigliola, che è parte di lei indistruttibile … ed il tempo ci darà ragione !!! 😛

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  25. cavaliereerrante

    Oh …. 😯
    Andavo a correggere …. e mi è partito un doppio commento !
    Perdonato ???
    :mrgreen:

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  26. Cari Bruno e Dani, no mia figlia sembra felice qui, è ben integrata, fa un sacco di progetti ed è l’unica mia fonte di forza ed affetto, in questo momento. Ma troppo sta pesando sulle spalle di quella ragazzina, e me ne rammarico. Ogni volta che c’è una situazione tesa e di conflitto (tipo oggi), lei per fortuna qui ha i nonni da cui andare. Me lo chiede e io la spingo a farlo, a togliersi di mezzo, a proteggersi e andare da altre persone che la vogliono bene, che qui per fortuna ci sono (in Irlanda aveva solo una carissima amica, ai cui genitori sarò sempre eternamente grata per l’aiuto – e i pasti caldi- che hanno dato a mia figlia in momenti di difficoltà).
    Oggi, dopo l’ennesima aggressione di mio filgio in cui io purtroppo sono crollata -ormai mi capita sempre più spesso ma davvero è troppo- mi si è avvicinata, prima di uscire è mi ha sussurrato “coraggio, ormai manca poco”.
    RIferendosi alla data di partenza del fratello.
    Si è instaurata una dinamica ormai perversa che io non volevo, la sorella ormai anche lei stufa e arcistufa dei capricci e delle intemperanze del fratello, strappi che sarà difficile ricucire.
    E che mio figlio, ahimé, non sembra interessato a ricucire.
    E’ questa la cosa più sconcertante: sta creando un deserto attorno a se’ e non sembra importargliene nulla.

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  27. dani

    cara Martina.. che tristezza. Scusami, hai ragione, non è carino dirlo da parte mia. Queste tue parole mi hanno fatto sentire la sofferenza di tuo figlio.. più che la tua. Sì, la proprio la “sua” sofferenza.. Ma è possibile che non si riesca a trovare un modo per fargli capire quanto male stia facendo a sè stesso.. E il problema è proprio questo. E sè stesso che vuole mettere in difficoltà perchè sa bene che così colpisce voi.. ma soprattutto te.
    Ti abbraccio.

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  28. cavaliereerrante

    Coraggio @Marty, ora il tuo coraggio è ancora più necessario !
    Fai benissimo a sottrarre tua figlia agli affanni quando insistano troppo su lei, ma non rammaricarti, te ne prego, col pensare che Tu le stia sottraendo qualcosa …. non è così Amica cara, e non lo è nemmeno quando “urla e strilli” di un’ ordinaria, consueta lite, ti sembrino annichilirla !
    Lo percepito sai ? E da Uomo non credo di sbagliarmi di molto : la tua bambina, “sa cosa stia succedendo” …. lei è maturata assai di più delle ragazzine della sua età, ma senza smarrire – ed in questo, ha preso decisamente da te la sua parte migliore ! – nè sogni, nè capacità di vivere, anche ricreandosele da sola, le tenerezze immemori della sua dolcissima ed irripetibile età !!!!
    Lei @Martina, ti aiuterà moltissimo, e ti aiuterà “da donna a donna” …. Tu Amica cara, nei tuoi momenti di più pacato respiro parlale sempre, parlale e raccontale sempre come solo sai fare Tu delle bellezze della vita, non ostante tutto !
    Un abbraccio forte ….
    @Bruno

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  29. @Dani, con grande acutezza hai toccato IN PIENO il problema. Anche lo psicologo qui non sa che pesci pigliare. Perché non si rende conto di quello che sta facendo? Possibile che non si renda conto?
    E invece no, si rende conto benissimo, ed il perché l’hai individuato in pieno: perché mi vuole punire. Non solo, è diventato pure misogeno, e questo per affermazione sua testuale, non solo mia intuizione. Detesta le donne, dato che la sua vita è stata popolata da donne negative, insegnanti stronze ed una madre stressata.
    Quel ragazzo ha disperato bisogno di un uomo, una figura maschile che lo salvi. Purtroppo, non ce ne sono. Le donne che lui detesta sono anche le uniche che si sono rimboccate le maniche nella sua vita.

    @Bruno: eh, lo so che è maturata prima della sua età, non aveva scelta. Ma io non voglio che già sia una donna. Voglio che sia bambina. Se lo merita. Si merita gli ultimi brandelli della sua infanzia. Lei è e comunque rimane la mia bimba. E non deve soffrire.

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  30. cavaliereerrante

    Ma tua figlia, @Martina, non è “già donna”, ma lo diventerà …. con te vicina, e crescendo lo sarà pienamente, col tuo starle vicina e con la tua esperienza, al momento giusto !
    Ora come ora, Amica mia, lei è solo una ragazzina molto più matura della sua età, la sua adolescenza “è tutta davanti a lei”, e non mi sbaglio se credo ( e mi auguro ) che se la vivrà tutta per intero, come tutti gli altri adolescenti come lei ….felici/infelici come lei, giacchè i giovanissimi, nella loro fragilità, passano facilmente da uno stato d’ animo all’ altro, esprimendo non di rado sentimenti antitetici “e non solo a cagione dei rapporti intercorsi fra mamma e papà” !!!

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