Sui luoghi comuni (by balibar)
Ok, il post è di Bali, ma una piccola prefazione la vorrei fare. Questo post nasce da una discussione su un altro blog, in cui Bali era saltato sulla sedia nel leggere una frase che per me era un’affermazione sacrosanta, per lui un luogo comune. La frase in questione, scritta da una cara amica di blog, era per l’esattezza “Se non ci si ama non si è in grado di amare gli altri“, che io condivido pienamente. La discussione è poi continuata in privato, e questo è quello che mi ha scritto che, chiaramente col suo consenso, io pubblico (Ify).
Vorrei tornare sul “che se non ami te stesso non puoi amare gli altri” per farti capire a cosa puntavo. Ad un discorso generale un po’ più complesso.
Ragioniamoci insieme.
Chi lo ha detto? Hai dei ricordi di bambina o di adolescente in cui i tuoi nonni, i tuoi insegnanti di trasmettevano questa preziosa regola? Io no.
Bisogna aspettare i fini psicologi made in USA per approdare a queste affermazioni. Oppure agli esperti di marketing.
E’ un po’ come la questione del “sano egoismo”, che per me è una contraddizione in termini. L’egoismo non è mai sano, neanche se è piccolo, piccolo.
Potremmo trovare mille di queste frasi, molte delle quali legate alle generazioni.
Quando ero giovane funzionavano cose tipo “non bisogna giustificarsi”.
Insomma, prendi tutte quelle che conosci, che ricordi, che senti ripetere in continuazione, mettile tutte insieme e guarda a cosa puntano.
E’ tutta una spinta all’individualismo.
Perché? Fin troppo facile: un individuo spende di più che non una comunità.
La famiglia, da te tanto amata. è diventata una somma d’individui, ognuno tendente ai propri, singoli desideri ed alle proprie, singole proprietà (tot. macchine, tot televisori, etc.).
Riprendiamo la frase: la prima cosa che suggerisce è “devo amare di più me stesso”. “Gli altri” vengono dopo, eventualmente come conseguenza.
Stesso effetto hanno “il sano egoismo”, “me lo merito”, “è giusto farmi un regalo” e così via.
Magari posso sorprenderti, ma io ti dico che riesco benissimo ad amare gli altri anche senza amare me stesso. Non sarà sinonimo di un equilibrio, però posso farlo.
Ma tutto questo è solo una piccola manifestazione di un modo di pensare e di sentire che silenziosamente e, con le caratteristiche del crimine perfetto, viene indotto nel nostro modo d’interpretare la vita.
Ma è un complotto? Originato da chi?
Come tutte le cose complesse, salendo di livello, si perde di vista chi manovra i fili. Che poi probabilmente non esiste.
Diciamo che nasce dalla mente di chi vuole ottenere un profitto, poi si allarga a macchia d’olio fra chi condivide le stesse intenzioni, fino ad essere inafferrabile come il Santo Graal, che a mio avviso è solo un “contenitore” di idee.
Ricordi come nell’800 e agli inizi del ‘900 la pelle bianca e diafana, la fronte ampia e spaziosa fosse simbolo di nobiltà (anche d’animo) e quella scurita dal sole connotasse immancabilmente i contadini ignoranti?
Bè, qualcosa di simile. E se potessi chiedere a qualcuno vissuto in quel periodo te lo confermerebbe con toni da verità assoluta, magari scomodando anche Dio e le Sacre Scritture.
Lo strano è, che mentre una volta questi assiomi nascevano in alto e si propagavano verso il basso, oggi si tende a cominciare con queste forme di “evangelizzazione” dal basso.
Noi siamo gli eredi del Romanticismo, e ci risulta difficile, se non impossibile, che i sentimenti umani fossero, in precedenza, qualcosa di estremamente diverso. Sono la “nostra” verità.
So che sarai di avviso contrario, ma io concordo con chi dice che anche l’Amore è un prodotto dell’intelletto umano (a meno che non si parli in termini di universalità ed armania cosmica, ma qui il discorso cambia).
Il rapporto uomo donna era quasi puramente di convenienza, anche economica.
Eppure oggi Ulisse e Penelope, Proci compresi, diventano qualcosa di diverso. Penelope difendeva una legge e gli interessi dello stato. In questo forse Omero vede la sua grandezza, non nel resistere al tradimento del talamo.
Sono sufficientemente blasfemo?
Ricordo di aver detto qualcosa di simile in un commento e qualcuno mi ha risposto che secondo lui, a dire il vero una lei, anche l’uomo primitivo con la clava provava dei sentimenti verso la compagna. Dura mettere in discussione certe cose.
Questo perché io sono molto critico, per non dire scettico, sull’istinto, su quello che è inscritto nel DNA e via dicendo.
Ed allora, visto che non c’è più la moltiplicazione dei pani e dei pesci, ma in compenso sono in terribile aumento le frasi fatte, i luoghi comuni, il credere alle favoline che tanto abilmente altri cercano di propinarci (da cui neanche io sono indenne), io mi sento estremamente stanco di tante ovvietà.
Pensa con che facilità si propagano quei modi di dire che tanto amo, i “piuttosto che”, gli “assolutamente”, etc.
Un aneddoto: lavoravo in una stazione sciistica agli impianti di risalita. Una mattina, un sabato mattina di quelli stracolmi di gente, ad uno sciatore viene in mente di togliersi gli sci prima di salire in seggiovia perché nuovi e con nessuna voglia di farseli graffiare dalle lamine degli altri in coda.
Da lì a mezz’ora il caos più completo: tutti, convinti che quella fosse la prassi (molti erano pure degli abitué del we) arrivati al cancelletto se li toglievano rendendo precaria e pericolosa la risalita. Qualcuno pensò che era meglio far la coda senza gli attrezzi e rimetterli 5 secondi prima di accomodarsi sulla seggiola dell’impianto. Tutti come lui. Insomma cadute, bestemmie, tagli e slogature: un inferno. Per me fu una grande lezione.
Difficile pensare con la propria testa.
Bene, spero di aver fatto la voce fuori dal coro, almeno questo.
- Pubblicato in: Capire gli altri♦Riflessioni
- Messo il tag:frasi abusate, luoghi comuni, saggezza
Caro Bal,
confesso che non riesco a seguirti. Non è da te cambiare il senso delle frasi, che generalmente esamini e contestualizzi con grande razionalità, ma ci sono dei termini chiave che ti fanno scattare qualcosa, come già accadde quando parlammo d’ingratitudine.
Tu dici di quell’affermazione la prima cosa che suggerisce è “devo amare di più me stesso” , e già lì non ci siamo: la frase stabilisce un equilibrio, e semmai una priorità: puoi forse amare gli altri anche più di te stesso, ma quel te stesso devi amarlo prima, altrimenti è un come correre senza gambe (né protesi).
E’ vero, ci sono dei luoghi comuni che vengono ripetuti senza afferrarne il senso, ma questo non era il caso. Darsi agli altri senza rispetto per se stessi (perché l’amore comporta il rispetto) può diventare un gioco al massacro.
Nella mia attività prima di volontariato e poi professionale in campo sociale, attività a grandissimo rischio di “burn-out” come si suole dire adesso, la prima cosa che ci hanno insegnato è “farsi coinvolgere senza farsi travolgere”; tu sai meglio di me che sono contesti in cui dire a chi ti sta chiedendo aiuto “Alt, oltre questo punto non vai” è difficilissimo, però bisogna farlo, altrimenti si rischia di far del male a se stessi, senza comunque riuscire ad aiutare l’altro, e a quel punto neanche nessun altro dopo di lui.
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Scusate, il sistema è più instabile del solito e devo intervenire a tratti.
Vorrei dire anche qualcosa sul “sano egoismo”: è vero, suona male, magari potrebbe essere chiamato in un altro modo, ma se prescindiamo dai termini e andiamo al succo del discorso, io credo anche in questo, e il mio grosso handicap è stato non averne mai avuto: ci sono stati dati un corpo e un’anima, abbiamo il dovere di curarli entrambi perché poi, anche se decidiamo di donarli al prossimo, sarebbe bene donarglieli in buono stato. Non proteggersi, non tutelarsi, significa anche essere meno in grado di dare.
Su tutto il resto, sul condizionamento, posso darti ragione, ma mi sembra già un altro discorso.
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@Ify: già sull’altro blog mi avevi risposto “A volte le frasi abusate si svuotano di significato…” ed ancora “Purtroppo, il mondo è pieno di “psicologia di corridoio”, in cui fa tanto “persona d’esperienza” pronunciare certe frasi fatte ma, credo, non sia il caso di nessuna delle persone che intervengono qui.”
Ed io concordo con entrambe queste tue affermazioni.
Mi sono sentito stimolato a pensare perché, in altri contesti e sicuramente da altre persone che non sono l’amica blogger, quella frase venga ripetuta così spesso.
Perché questa affermazione abbia così successo in tempi recenti e praticamente non esisteva in passato. Solo questione di una nuova consapevolezza raggiunta o con il sapore di un suggerimento nelle sue origini poco onesto?
Quella che ho scritto è la mia risposta.
Per quanto riguardo se il senso della frase abbia effettivamente un valore, accetto che per alcuni, tanti, tutti sia in effetti una piccola o grande verità.
Le ragioni che porti sono giuste, accettabili e coerenti come quando, ad esempio, parli di equilibrio.
Ma personalmente non riesco a crederci fino in fondo. Non ce la faccio come normalmente dimostro di avere difficoltà davanti alle affermazioni perentorie: o sei così, o non sei niente.
Non è una ipotesi, una possibilità, è un diktat.
E io, invece, sono per l’apertura delle idee.
Ché altrimenti dovremmo davvero essere tutti alti, magri, ricchi, etc.
Ecco, forse adesso sto cambiando un po’ il senso della risposta, ma non credo di aver cambiato il senso della frase.
Vado alla ricerca del significato che un tempo si sarebbe detto al di là dell’uso retorico, oggi evoluto nella PNL (ProgrammazioneNeuroLinguistica) di uso comune per chi, comunque, deve convincerti di qualcosa.
Poi hai ragione che certe parole funzionano in me come innesco. 🙂
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Credo che per tutti noi funzioni un po’ così, ognuno ha un repertorio di frasi che vanno ad agganciare qualcosa di più o meno inconscio.
E anch’io non sono per le affermazioni categoriche, ma ancora meno per quelle ondivaghe: è come la storia delle sfumature di grigio, quando si parla contro l’essere categorici. Ok, esistono tante sfumature di grigio, ma esistono anche il bianco e il nero, e ci sono cose che non sono grige, né chiaro né scuro: sono bianche, oppure sono nere. Io credo che il rifiuto categorico di ciò che è categorico sia un po’ un controsenso.
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Capisco le tue ragioni, Ifi . C’ è buon senso, determinazione, coraggio di scelta, esperienza di vita vissuta, in quello che dici .
Ma quanto afferma @balibar è sacrosanto ! Un conto è ‘dare una botta al cerchio e una alla botte’ o ‘ondeggiare tra una marina e l’ altra pur di non scegliere un approdo rischioso’ come fa la maggior parte delle persone, altro conto è analizzare profondamente, come fa col suo consueto stile @balibar, una “frase fatta” e, avendone percepito chiaramente le ragioni, tenersene fuori, contestarla, non usarla per unirsi al coro .
“Se non ci si ama, non si è in grado di amare gli altri” è un’ altra delle tante frasi fatte e propagandate da chi ne ha interesse economico, non si scappa !
Ed è in netto contrasto con la “nostra” tradizione storica . Basta pensare, per brevità, a Francesco d’ Assisi, che pur non amando minimamente se stesso, amò incommensurabilmente ‘gli altri’, i miserabili ed i reietti soprattutto !
Chi ha la Fede ( che io non ho ! ) potrebbe obiettare che quello era un Santo, ma questa ‘virtù aggiunta’ per me non ha significato alcuno . Molto invece nè hanno, di quell’ uomo medioevale, i pensieri e le opere concrete che realizzò .
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San Francesco non si amava? Oddio, non ho studiato mai a fondo la vita di San Francesco, ma non mi risulta che non si amasse!
Quando si pensa a San Francesco, almeno nella tradizione religiosa cristiana, si pensa alla quintessenza dell’amore. Posso chiederti da dove nasce l’affermazione “pur non amando minimamente se stesso”?
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Dalla semplice osservazione ed analisi della sua vita terrena !
Francesco d’ Assisi, ad un certo punto della sua esistenza, rinuncia agli abiti ‘griffati’ indossando sciatte vesti, si sottrae al lusso ed alla bella vita che la buona consistenza patrimoniale di famiglia gli consentiva . Sceglie una vita miserabile e sofferta, dorme ‘tra le frasche’ sotto le stelle o in precari abituri . Si nutre con quello che trova o rimedia ‘per carità’ . Non si occupa della propria salute, nè degli stenti reiterati a cui la sottopone ( ed infatti morirà ancor giovane magro e consunto ! ). Decide ( e ci riesce ! ) di essere inflessibile con se stesso, senza perdonarsi la pur minima debolezza umana e, parallelamente, di essere indulgente oltre ogni limite con gli altri, ‘comunque e senza nulla a pretendere’ . E’ invece ‘duro’ e ‘rompi coglion….’ con i Potenti della Terra, senza farsi scrupolo dei rischi che questo suo atteggiamento gli poteva arrecare . Sono queste scelte ed azioni, che fanno intravedere una Persona ‘che non si amò minimamente’ . Ovviamente, parlo dell’ amore suggerito surrettiziamente dalla scaltra ‘frase fatta’ ( “Se non ci si ama, non si è in grado di amare gli altri” )! Perchè se, al contrario, per ‘amare’ si intende amare la parte più bella e più nobile di se stessi fino a farla diventare “Ideale” e ragione di vita, non c’ è alcun dubbio che Francesco d’ Assisi ( quello che tu chiami Santo ed io un Uomo ), amò se stesso al massimo grado !
Ma riprendiamo la fatidica frase : è subdola, perchè parte da un presupposto scaltro ma, ahimè, inesistente . L’ ipotesi “se non ci si ama” è fasulla e cialtrona . Chi infatti, sulla nuda terra, non si ama ? Pochissimi : ‘i kamikaze’, gli aspiranti suicidi per motivi di salute o esistenziali, i poveri e sofferenti ‘malati di mente’, gli auto-flagellanti, gli indotti alla schiavitù . Tutte categorie non predisposte ‘allo spendere allegro’, all’ auto-gratificazione . Ed infatti non è a loro che si rivolge il ‘marketing’, espandendo e divulgando in ‘slogan’ la subdola frase fatta . Si rivolge alle ‘persome per bene ed umili’ che “già” vogliono bene agli altri, ma con una dedizione ‘eroica’ tale che “dimenticano” di curarsi ed auto-gratificare la propria persona ‘auto-avvertita come un peso’, autostimata ‘indegna’ di spese afferenti unicamente lei .
Del resto, Cristo stesso diede per scontato l’ amore che ognuno ha per se stesso, e su questa apodittica riflessione puntò sul mondo l’ imperativo “ama il prossimo tuo come te stesso”, senza bisogno di alcun “se” .
Cara Ifi, qui è evidente che stiamo parlando in generale e battendoci contro i conformismi ipocriti e le pigre ripetizioni ‘che fanno moda’ . Perchè discendendo nelle umili vicende della vita quotidiana, trovo positivo e giusto auto-gratificarsi ( anche con spesucce ‘ad personam’ ! ), riservare al proprio corpo le cure di cui necessita, curare il proprio aspetto, cercare anche nel futile, talvolta, motivo sano per alleviare le pene . Ma tutto questo, sempre per libera scelta, mai indotto dalla cialtroneria altrui !
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Mi sento tirata in ballo 😀
Preciso.
Amare se stessi non è egoismo. È impossibile amare gli altri se non si ama se stessi.
Se si detesta se stessi, negli altri si cerca una compensazione di questa carenza. Appunto, egoistica. L’amore non è puro. È un riempitivo delle proprie carenze.
Amare se stessi significa anche avere ua grande forza d’animo, Chi non si ama non ha coraggio. Come è possibile che una perzona di tale dedizione e statura morale come Francesco di Assisi non si amasse? Aveva fiducia in se stesso e nelle sue capacità. Si spoglio di tutte le sue ricchezze perché sapeva che aveva la ricchezza più grande, quella del suo animo. Una persona che “non si ama” può solo rifugiarsi in un angolo e stare a guardare gli altri che agiscono, perché tale persona non è in grado di agire.
No Bali, non è psicologia di corridoio. Ti detesti, non hai autostima, pensi di essere inferiore, allora vedi che tutti gli altri sono responsabili delle tue sventure, detesti pure loro. Come si fa ad amare se non si ha fiducia in se stessi? Cos’è la fiducia se non amore?
Ribadisco, egoismo è il cercare negli altri il riempitivo per la mancanza di stima in se stessi. Si crede di amare. In realtà si compensa.
Parliamo di relazioni di coppia, è più facile. Le coppie solide sono quelle in cui entrambi i componenti, sono, a tutti gli effeti, partner. compagni di vita. Hanno fiducia nelle loro capacità, non cercano stampelle. Il proprio compagno/a, partner non ha una “funzione”, non lo si cerca perché senno’ la vita è vuota senza di lui/lei, perché sennò il mondo non ha senso. Lo si cerca perché ha un valore. Lo si cerca non per “prendere”, ma per dare, in modo incondizionato, perché, appunto, non si ha bisogno. Questo è altruismo. E lo si può raggiungere solo se si è già appagati da se stessi. Se ci si rispetta e ci si stima in quanto persone.
Sono stata troppo intricata?
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Nò, non condivido !
E poi, chi ha detto che “amare se stessi” è un egoismo ?
Amare se stessi è un atto di ‘sano egoismo’, “sano” ( e qui contraddico @balibar che non ama quest’ altra frase, secondo lui, anch’ essa ‘fatta’ ! ) in quanto naturale, connesso all’ intima essenza di ogni essere vivente, un “istinto di conservazione” senza il quale, non esisteremmo nemmeno e non staremmo qui a dibattere su questo affascinante argomento !
Ho già chiarito inoltre, ragionando ai massimi sistemi, che Francesco d’ Assisi ‘amò se stesso al massimo grado’ ( ma non dell’ amore suggerito ipocritamente dalla frase slogan ! ) e, riscendendo da quei sistemi empirei alla modesta vita di tutti i giorni, già spiegato la mia umile e modesta posizione .
Come Ifi scrisse in altro luogo, sto cercando di affermare : ciascuno ( o ciascuna ) viva come si sente di vivere, in piena libertà, “secondo il suo stile e le sue intime necessità”, mai, auspico, indotto dalle altrui necessità ( specie quelle di ‘marketing’ ) .
Resto quindi, “assolutamente sì”, dopo “aver portato avanti il discorso” “piuttosto che” divagando, non spregiando “di aver già amato me stesso per essere in grado di amare gli altri”, dopo aver riflettuto “un attimino” ed “essermi sentito gassato” da questo mio sentire, e non immune da “sano egoismo” , “assolutamente nò” da altre parti ma dalla parte di @balibar, con riserve su quel non amato “sano” .
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Maschi contro femmine, l’eterna lotta! Io chiaramente mi associo a Martina, condivido in toto. Per quanto riguarda le frasi fatte, caro Bruno, le odio anch’io, su quelle non c’è neanche da discutere, però c’è una bella differenza tra il riferire una frase perché preconfezionata, e ripeterla a pappagallo in modo assolutamente acritico, e invece condividerne e farne proprio il significato (che se la frase è stata “fatta” e diventata popolare, forse è perché pure un senso ce l’ha).
Ovviamente, lasciamo stare gli oltraggi alla grammatica, quali l’ “attimino” e il “piuttosto che” in luogo dei lineari “o”, “oppure”.
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Condivido !
Ma tutti quei luoghi comuni che evidenziano ‘spregi contro la grammatica e il parlare normale’, li ho volutamente usati in quanto li ho sentiti in ogni ambiente ( ti raccomando poi il “piuttosto che”, subito usato e imposto -ma con me non ci sono mai riusciti !- da un Team di Managers affacciatisi qualche anno fà nel mio ambiente di lavoro ) . Per anni ho cercato di spiegare che “l’ attimo” è già un infinitesimo di tempo, ed era assurdo dire “un attimino” come assurdo sarebbe il dire “un infinitesimino”, per anni ho avuto orrore del ‘milanese’ e scorretto “gassarsi” che aveva invaso i linguaggi scacciando l’ umile, ma corretto, “entusiasmarsi” , per anni ho dovuto sentire l’ imbecille “portare avanti il discorso” e l’ ipocrita “facciamoci carico di” ! Oggi, accanto ai modi di dire che @balibar giustamente rifiuta dopo averli analizzati da par suo, mi tocca purtroppo sopportare, dopo un augurante ed ingenuo ( ma incauto, osservando la moda dilagante ) “In bocca al lupo !”, l’ immediata risposta che aborro “Crepi !” .
O l’ imbecille “diamoci il cinque”, di importazione statunitense, che si ripete ‘a pappagallo’ in ogni occasione, anche dove sarebbe sufficiente una semlice stretta di mano !
Cara Ifi, hai toccato “‘na rognja de gnjente” !
Oh Divina Trimurti, assistici con animo benigno !
Almos
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Ma io lo sapevo, apposta ho scatenato il putiferio, le “rogne de gnente” stimolano la discussione.
PS: per quanto riguarda la tua precisazione, era chiaro che tu avessi usato di proposito certe espressioni per puntualizzare la tua disapprovazione, dai, non offendere la mia perspicacia!
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Uff torno ora dalle mie otto ore lavorative e non so se ho la giusta lucidità per entrare in questa discussione.
Però non riesco a fare a meno di lasciare qualche considerazione fatta a caldo.
Intanto grazie per gli interventi molto precisi e circostanziati.
@Ify: come ti ho già detto apprezzo quello che dice perché non banale, cosciente e coerente.
Per favore però non metterla sulle differenze di genere, non stavolta, altrimenti mi metti nella condizione di far intervenire almeno 36 donne che la pensano diversamente. 😆
@Martina: un grazie speciale a te che hai spiegato benissimo il senso che tu dai a questa ormai famosa frase.
Mi verrebbe da dire che forse facciamo un po’ tutti confusione sui termini.
Amore per sé non è cura di sé, neanche autostima o completezza nel proprio essere.
Lo stesso dicasi per la parola egoismo.
Narciso amava se stesso e ad occhio e croce non mi sembra che dimostrasse di avere una grande autostima, in fondo neanche una grande socialità; gli era sufficiente uno specchio et voilà, il gioco è fatto.
Se invece parli di autostima non puoi che trovarmi d’accordo. Terribilmente vero quello che scrivi: “L’amore non è puro. È un riempitivo delle proprie carenze.”
Sono un grosso assertore, pur essendo un amante delle filosofie orientali, dello “stato di mancanza” come maggior causa dei nostri comportamenti o, addirittura, del nostro vivere.
Qualcosa che ha molto a che vedere con il concetto di karma.
Così come la “cura di sé” può essere intesa sia come elemento facilitante la socialità, sia come fatto di rispetto personale. Curare il proprio corpo, il proprio spirito per sentirsi parte di un vivere armonico.
Sapersi perdonare, accettarsi (non dico “volersi bene” perché anche questa è una frasetta che urta i nervi di molti, soprattutto quando ci viene rivolta come indicazione di tutti i nostri problemi, anche se volersi bene è comunque, per me, diverso da Amarsi 😉 ) fanno parte di quel rapporto privatissimo che abbiamo con noi stessi e che finisce per definirci rispetto agli altri.
Non sto cercando di cavarmela dando la colpa all’uso di un vocabolario diverso.
Se mi guardo intorno, però, mi sembra che tanti ci campino sull’ambivalenza delle parole. Basta osservare Silvio e compagni per vedere come è fruttuoso poter contare su un ampio raggio di significati per le parole.
Ci fanno passare le leggi con questo sistema.
Ecco, qualcosa si scatena in me quando ho l’impressione di essere vittima (e tante volte lo sono) di chi crea e diffonde modi di dire di facile presa ma di sostanza incerta.
@Bruno: ho seguito con interesse tutti i tuoi discorsi. A parte che mi fa piacere che condividi i miei, mi prendo un po’ di tempo per rileggerli con calma, magari alleggerendoli da tanta passione (che in ogni caso apprezzo). 😀
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E così sappiamo che hai 36 donne nella manica…. 😉
Anch’io in questo momento non ho la lucidità necessaria per rispondere a tutto, e certo che molto dipende dal significato che diamo ai termini. Narciso (e comunque i personaggi appartenente alla tradizione mitologica non credo possano far testo dei reali comportamenti umani) era comunque innamorato della propria immagine, che è diverso dall’amare se stessi.
Sono perfettamente d’accordo con te quando parli di modi di dire di facile presa ma di sostanza incerta, anch’io li detesto, anche se in misura decisamente inferiore a te (a me danno allergia, a te shock anafilattico!!! ), comunque ripeto, non sempre c’è un abuso che svuota certe affermazioni dal contenuto sostanziale. Io detesto, e questo lo sai, la psicologia di corridoio, quella che ti propone il “perché non ti vuoi bene” e “devi imparare a volerti bene” come panacea di tutti i mali, quella del “perché non lo vuoi abbastanza” e de “la mamma è sempre la mamma”, però…
Mi ricordo il film “Nata ieri”, in cui venivano insegnate a una ragazzotta sprovveduta una serie di “frasi ad effetto” da pronunciare nei salotti bene per dare l’impressione di intendersene. Però diciamocelo, le frasi in questione l’effetto lo fanno anche perché lasciano intendere che dietro ci sia qualcosa, come in effetti dovrebbe esserci. Non è vero che “volere è potere”, ma è vero che la volontà e l’entusiasmo aumentano energia e voglia di organizzarsi, ci sono tempi stretti che più stretti non si può, ma spesso c’è un certo margine per l’ottimizzazione dei tempi e questo si potrebbe sfruttare.
Lo sai che anche la frase “tu stai sbagliando”, calata con aria “saputa” dall’alto verso il basso (sempre da chi ha voglia di mostrare che lui/lei sì che se ne intende!) è un’altra di quelle abusate, ma talmente abusate, che una volta che io risposi a una persona “E in che cosa?”, ne ottenni come ritorno l’affermazione enunciata con tono solenne ed enfasi “Non so in cosa, ma sicuramente stai sbagliando”.
Ecco, tu mi puoi dire “se volessi veramente fare questo, invece di organizzarti così potresti organizzarti colà” ma, credimi, in una vita passata a ricever consigli, migliaia di consigli, ne avrò salvati non più di un paio (forse tre, ma non ci giurerei).
Veniamo a “La mamma è sempre la mamma”: ecco, tu magari parli di una madre che ti manda a letto col suo amante e coi suoi amici, che ti fa passare la notte a cucire le borse e i palloni tenendoti sveglia pungendoti con un ferro da calza, e ti senti rispondere che tu le devi voler bene perché (grande perla di saggezza) “la mamma è sempre la mamma”? Ciononostante, “la mamma è sempre la mamma” è un’affermazione profondamente vera, perché la mamma non è un personaggio qualsiasi, ha sulla tua vita e sulla tua psiche un impatto superiore probabilmente a quello di qualsiasi altra persona al mondo. La mamma è la mamma, e tutti gli argomenti che la riguardano vanno trattati in maniera d.ifferenziata, diversamente che se fosse la suocera, la vicina di casa, la portiera.
Devo andare, a rileggerci
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Perdonate l’itagliano abbastanza approssimativo. 😀
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Nò, Ifi, non mettevo in dubbio la tua ‘perspicacia’ ! E’ che mi tornava in mente una sottile amarezza di qualche anno fà ( o meglio, mese fà! ). I mesi nel ‘blog’ appaiono anni, e l’ entusiasmo di un neofita ( quale io ero ! ) poteva essere facilmente frainteso, da chi sentiva ‘inquietante’ l’ arrivo di un intruso nella cerchia, specie se l’ ospitante fu ‘sensibile’ e veloce ad accoglierlo ‘a cuore aperto’, e ‘gli amici più rappresentativi della cerchia’ pronti a condividerne le riflessioni . Ma è una vecchia storia, che un giorno ti racconterò succintamente ( ma con sintetica brevità ! ), magari sedendo sul tuo comodo ‘divano 2’ con una buona tazzina di caffè in mano ( gioverà a frenare la ‘mia passione’ ) .
Adesso, l’ occasione è troppo ghiotta per deviare ‘da ‘sta rognja’, che con manina candida e guantata di velo hai, ripetendo il gesto di chi pose sconsideratamente, tra Afrodite, Atena ed Era, “un lucente pomo” che incoronasse ‘la più bella delle Dee’, gettato tra lupi famelici .
Che dire del meneghino ‘Ocio !!!’ ? O del milanesissimo “l’ ombre” ? O delle miserabili “Non abbiamo messo le mani nelle tasche degli Italiani” ? O dell’ elegante “Non abbiamo fatto macelleria sociale” ? O dell’ ineffabile “Mi consènta” ?
‘Assolutamente sì’, rimango dalla parte del buon senso di @balibar, e certamente non per difendere la categoria ‘maschi avveduti’ !
P.S. caro @balibar, perchè una tua rilettura ( che mi onora ! ) magari ‘allegerendo la passione’ ? Se questo sentimento traspare nei miei modesti scritti di blog, ebbene sì, ‘assolutamente sì’ : fa parte del ‘mio stile’, quando l’ argomento mi appassiona ed appassiona altri !
Cara @ifigenia, è vero che talvolta @balibar non disdegna di introdurre nel discorso “personaggi mitologici” . Dubito invece che : “i personaggi appartenenti alla tradizione mitologica non credo possano far testo dei reali comportamenti umani” ! Senza scomodare la ‘psicologia da corridoio’ ( o la meno effimera, ma altrettanto invasiva, ‘psicologia dottrinale’ ), tu che sei appassionata di ‘Cultura Greca’ mi insegni che ‘quelle favole’ di Esseri Divini ed umanissimi Eroi non nacquero ‘sic et simpliciter’, ma scaturirono da ‘comportamenti e fatti reali’ che, nel corso dei secoli ( o meglio, se arriviamo all’ attualità, dei millenni ! ), si dilatarono per le verità insite fino a diventare simbolo del comportamento e dell’ umano sentire, assumendo per questa ragione la dimensione del ‘mito’ .
(Ari)P.S. : e che dire della moda corrente che induce a gridare “mitico !” anche al Cantantuccio che, appena uscito dall’ elegante ‘fucina di geni’ della scaltra signora De Filippi in Costanzo, abbia già venduto qualche migliaio di CD o fatto qualche mesta comparsata in spettacoli televisivi di ‘3° ordine scaduto di rango’ ?
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@Bruno: la mitologia rappresenta gli uomini, è vero, però a volte un personaggio rappresenta un unico difetto, come ad esempio re Mida, e per l’appunto Narciso, un po’ come i personaggi incontrati nel suo viaggio dal piccolo principe: difficile trovare un essere umano che incarni totalmente un’unica caratteristica umana all’ennesima potenza.
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Ahimè, terapizzante Ifi !
Nell’ ansia di affrontare il piccolo e ingenuo tema da te proposto, mi erano sfuggiti il bel disegnino di Altan e, soprattutto, la domandina “E gli imbecilli, sono ‘bassi’ ?
Rispondo con immediata e convinta sicurezza : “Nooooooo, assolutamente nò ! Guardando la statura di Silvio !” . E non provare nemmeno a incrinare questa mia sicurezza fondata e basata su apodittiche verità !
Ad onta degli ‘spessori celati all’ interno delle smaltate scarpe’ e dei ‘tacchi da flamenchero’ atti a guadagnare qualche millimetro di altezza, Egli non lo è, un imbecille ! Nè mai lo sarà, ‘assolutamente nò’ !!!! Come non di rado ci grida, con alate poesie e dediche amorose, l’ ineffabile Bondi . Lui è un ‘mito’ ( qui occorrerebbe – per colonna musicale ad effetto – la canzone del geniale Max Pezzali, possibilmente urlata in coro e con le braccia alzate ondulanti da destra a sinistra e viceversa, nè guasterebbe l’impugnare con ciascuna mano ‘candeline’ o, in mancanza, ‘accendini accesi’ ! ) ed un ‘unto’ .
‘Ocio, òmbre’ !
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Questo è pur vero ! Ma sei certa che Re Mida o il leggiadro Narciso incarnino un unico difetto ? Io nò, a rileggere attentamente le loro ‘mitiche’ storie .
Convengo invece con te, che sia oltremodo difficile ( per non dire impossibile ! ) trovare un ‘personaggio di storie’ o una ‘Persona reale’ che possa incarnare totalmente un’ unica caratteristica umana all’ ennesima potenza .
Ovviamente, Silvio escluso !!!
Ma, potresti obiettarmi ( e mi metteresti con le spalle al muro ! ), Lui non appartiene nè alla Storia trascorsa, nè alla realtà di oggi . Lui siede alla destra dell’ Onnipotente che lo unse !
P.S. Mio Dio ! Se @solitamente leggesse queste pagine, che penserà di me ?
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Non è lui che siede alla destra dell’Onnipotente, è l’Onnipotente che siede alla sua sinistra: e infatti, se non può spaparanzarsi, è tutta colpa della sinistra! 😆 😆 😆
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Mamma mia quanto parlate! ^^
Dopo un po’ non ho più seguito la discussione; vi dico solo che secondo me è vero che la frase fa parte delle frasi fatte / luoghi comuni, ma questo non vuol dire che non sia vera
😀
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@Fra’: è quello che per l’appunto sto sostenendo, ma non stiamo andando un po’ troppo d’accordo ultimamente? 😉
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Ci voleva, @Fra-Puccino ! Per riportare ordine e attenzione al tema proposto . Se ho ben capito, dunque : “Se non ci si ama, non si è in grado di amare gli altri !” E’ “UNA FRASE FATTA” ! ( Ifi, aggiungi per cortesia @Fra-Puccino fra gli intervenuti che concordano con @balibar ! ) .
Ma, aggiunge lo stesso @Fra-Puccino, “Questo non vuol dire che non sia vera !” ( Ifiiiii aspetta, cancella il nome di @Fra-Puccino ! ) .
Ed ora ? Ci ritroviamo allo stesso punto di prima, sospirò Caifa dopo il verdetto di Pilato !
P.S. Ifi, la tua diversa positura ‘Silvio unto-Onnipotente ungente’ è perfetta . La condivido ! ‘Assolutamente sì’ .
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@Bruno
Metterò salomonicamente Fra’ in una colonna e Puccino nell’altra 😉
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A dire il vero il concetto dell’importanza di amare se stessi viene esaltato da Erich Fromm, che proprio sciocco non era.
No, caro Bruno, non ho venduto l’anima a Ifi, non mi sono convertito. Penso che un’affermazione del genere andrebbe indagata, non presa, trovata calzante ed utilizzata in maniera impropria.
Fromm, per quello che mi è dato di capire, faceva notare che noi siamo esseri umani come il nostro prossimo, perciò sarebbe insensato, non logico, amare gli altri e non se stessi; corrisponderebbe a non essere capaci di amare.
Questo pone la questione al di fuori di ogni priorità (prima io poi gli altri) e di ogni classifica. Dovrebbe essere un atteggiamento naturale.
La cultura precedente o contemporanea a Fromm (che ricordiamo era ebreo e proveniva da una famiglia molto religiosa) vedeva il solo interessarsi a sé come un grande peccato.
Ma, per l’appunto, era una cultura, un prodotto umano, utile al mantenimento di uno stato di cose.
Sostituire la premessa è servito solo, per chi ne ha saputo approfittare, ad indirizzare il modo di pensare delle persone, strumentalmente.
Io non disdegno in toto il movimento New Age, però ti basterebbe visitare qualche sito per vedere che sono stati creati addirittura i decaloghi con le istruzioni per imparare ad amare se stessi.
Tutto molto americano, di quell’america che non amo, ma che è quella globalmente più pubblicizzata e che, ahimè, ha fatto irruzione nelle nostre vite.
Confesso che un giorno, dopo aver ragionato e disquisito con me medesimo per un po’ di tempo, ebbi una sorta d’illuminazione “ecco” pensai “ora capisco cosa vuol dire amare se stessi”.
Il problema è che in seguito mi son dimenticato di tutto il ragionamento e della sua conclusione. 😀
Insomma, credo che queste poche parole abbiano anche un significato profondo, ma che non è così immediato raggiungere. Forse bisognerebbe accantonare un po’ della nostra razionalità.
Sono masturbazioni cerebrali? Può essere, ma a me va bene così. 😀
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@Bali: è quello che io sostenevo, e che Fra ha ribadito: il fatto che siano frasi fatte non vuol dire che non siano vere: come un vestito, il fatto che sia “pret-a-porter non significa che non possa calzare a pennello. Certo, non ovunque, comunque e a chiunque.
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Ifiiiii, cancella anche il nome di @balibar dall’ elenco degli intervenuti concordanti con @balibar !
Carissimo amico, abbiamo scherzato un po’ e, con questi chiari di luna, ci voleva proprio .
Fromm ? E’ uno degli autori che più amo, uno dei pochi che, se letto con attenzione, può aiutare a crescere in modo non effimero e subalterno al marketing .
Ma, mi permetto di obiettare, ben prima di lui ( esattamente, duemila e quattrocento anni su per giù, se ben ricordo ) un ‘signore’ aveva detto le stesse cose, esortando i suoi attenti allievi “ad amare se stessi, a conoscersi a fondo, per apprezzare e conoscere meglio gli altri” . Si chiamava Socrate, almeno così ci disse Platone !
New Age ? L’ aborro ! Non ne sento la benchè minima necessità ! Altri la seguono ? Facciano pure, ognuno è libero di seguire la strada che sente, come disse Ifi, ‘secondo il suo stile e cultura’, in piena libertà !
Scusami @balibar se il tono sia stato un poco ‘enfatico o appassionato’ . Il fatto è che stavo, qualche “attimino” fa, immaginando con Ifi un delitto perfetto e la progettazione di quell’ assassinio mi fa ancora palpitare .
P.S. A mio avviso la ‘discussione’ è stata interessantissima ( grazie Ifi ! ), perchè mi sembra di aver capito questo : 1) non prendiamo ( o non ne abusiamo ) le ‘frasi fatte’ sic et simpliciter, per moda ricalcata ciecamente – 2) afferriamone bene tutti i significati possibili, anche remando controcorrente – 3) buttiamo al secchione, di quelle ‘frasi fatte’ accuratamente studiate e indagate, la parte “monnezza”, e tratteniamo invece tutto ciò che ci arricchisca in maniera originale e personale, magari aiutandoci a rinfrescare la nostra cultura – 4) giova ogni tanto auto-gratificarci, ed è inutile ogni eventuale ‘senso di colpa’, artificialmente indotto da terzi o nostro proprio, poichè non ha ragione di esistere : è lecito amarci – 5) non nuoce pensare, ogni tanto, agli altri, volergli un po’ di bene, capirli e pensarli fatti della stessa materia di cui siam fatti noi – 6) ciascuno viva come sente, Silvio incluso .
P.S. Ifiiiii, cancella pure il mio nome dalla nota, ed ormai inutile, lista !
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@Bruno: eccellente sintesi della nostra discussione 😉
Grazie, ma nessuno sarà cancellato, da nessuna lista… 😀
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@Ify è un peccato che alla fine ci troviamo d’accordo. Dov’è il confronto duro, l’accapigliarsi? 😀
Che potesse esserci del vero nella frase non l’ho negato nei miei commenti.
Ma se di queste parole ne emerge solo un uso strumentale, non mi serve sapere che dietro c’è una verità, non ne giustifica l’uso, appunto, superficiale.
E’ un po’ come l’altro modo di dire che ormai funziona meglio di un cosmetico: “Io sono solare”. E subito sei più bella/o. Io invece sono Mercuriano, basta che mi spieghi che significa.
Oppure i tanti che si sono messi ad usare “amore” o “caro” come appellativo per chicchesia. Anche qui una bieca imitazione dei vari “honey”, “sweety”, “darling”, etc. così usati in Cina 😉
Ebbene sì, è un periodo in cui mal sopporto quest’aria di globalizzazione verso il basso. Mal sopporto il mondo sempre più ipocrita e dedito al divertimentificio.
Cerco di salvarmi ricercando il significato profondo, spesso simbolico, delle cose, per far continuare a vivere, almeno dentro di me, quella ricerca che in altri tempi si poteva ascoltare da Socrate, Platone, Aristotele e tutta la compagnia dell’hostaria.(grazie Bruno per l’appunto, anche se ero un po’ più centrato sulle problematiche degli ultimi decenni, ultimo secolo, va).
@Bruno: tu aborri la New Age, maq anche qui sai benissimo che sotto uno stesso nome hanno infilato un po’ di tutto. Alcune intuizioni sono parecchio interessanti.
Ma magari ne riparleremo. Ah, ps: tu scherzi? IO MAI!
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@Bali 1: sicché, io non sarei solare???
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Io neppure !
Ma intanto la ‘bella trovata di Ifi’ di buttarci sul tavolo quella ‘popò’ di mela avvelenata, rubando la tua ‘prigenia’ ( e finta ! ) opposizione nei termini e nei contenuti, mi ha consentito di riflettere su quella ‘fatidica frase’, portandomi financo al vangelico “Ama il prossimo tuo come te stesso” ! Io che di cose ‘cristiane’ so quel poco che studiai malamente al catechismo, che non ho Fede ( ma spero che cambi, come accadde a San Paolo ! ) .
E’ stata una bellissima rimpatriata, e mi ha dato non poco . Grazie !
Ma “Ora è tempo di andare ( disse il ‘lontano’ Socrate ai suoi Giudici che l’ avevano appena condannato a morte per empietà ! ) : io verso il Blog “la Suocera” dove Ifi ‘atterra e suscita’ , tu a dormire il sonno del giusto che attenda con orrore il trillar della sveglia al mattino . Quale delle due sorti sia la migliore, lo sa soltanto “il Dio” ( concluse il ‘lontano’ Socrate ribadendo la sua fede in un unico Dio ! ) .
A presto, amico mio ( amico, beninteso, non strappato, non preteso da me bieco impositore, “piuttosto chè” semplice propositore ) .
P.S. Senza nulla a pretendere !
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@Bruno: eheheheheh…anche qui…c’è un’incertezza sulla traduzione delle Sacre Scritture. “Ama il prossimo tuo come te stesso” oppure “Ama te stesso come il prossimo tuo”?
😉
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La seconda versione spiegherebbe tanti comportamenti autolesionistici e suicidi di massa.
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@Ify 1: no compriendo. E’ una battuta? 😀
@Ify 2: ovvero una lampadina ad “alto” consumo? Oppure, cosa che io già sospettavo, “ti fai le lampade?” 😛
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Risposta di Ify 1: nel senso che siccome generalmente detestiamo gli altri, nel momento che dovessimo amare noi stessi come amiamo gli altri rischieremmo di farci male.
Risposta di Ify 2: io sono il genio della lampada mio caro, evanescente e assolutamente luminoso (però siccome sono un genio alla mano, dammi il cinque, e se non me lo dai, vergogna!)
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Nò, non sono d’ accordo con te @balibar ( Ifi, per cortesia, riprendi la lista e annovera il mio nome tra i discordanti con @balibar! Sono il solo ? Ebbene sia, il cor mel dice : altri verranno ! ).
1) Se diamo per scontato che “proprie quelle” furono le parole di Cristo, non è possibile fare alcuno scambio tra “ipotesi e imperativo” ed il significato della frase è “sforzati di amare gli altri ‘almeno’ quanto ami te stesso” ! Cristo era “certo” del fatto che ognuno si ama ( da qui non si scappa, cara ‘lepre prestigiatrice’ di un @balibàr ! ), assai meno certo ( e per questo ‘suo’ Padre introdusse il ‘libero arbitrio’ ! ) era della nostra attitudine ‘ad amare anche gli altri’ .
2) Se invece pensiamo che i Vangeli furo indotti, attraverso le migliori menti di quell’ epoca chiamate a conferire e ad elaborare dall’ Imperatore, da quella astuta volpe imperiale che fu Costantino, idem . L’ Imperatore sapeva benissimo che ciascun cittadino di Roma e province ( non c’ era ancora la lega a quei tempi e le province prosperavano, liete o meno liete, a vantaggio di Roma ! ) A TUTTO POTEVA PENSARE MENO CHE “A NON AMARSI” ( ANCHE ATTRAVERSO LA ‘MASTURBAZIONE’ CHE NON A CASO RIENTRO’ TRA LE ATTIVITA’ PROIBITE IN QUANTO ‘PECCATO’ ! ). Lui, il volpone autorizzato da Dio ( ‘in hoc signo vinces’ ! ), voleva assolutamente espandere quell’ amore ‘chiuso’ per se stessi agli altri, per far risparmiare all’ Erario le spese, necessarie a far star meglio i cittadini meno abbienti, che “quelle briciole di amore sparso” avrebbero compensato .
P.S. Ifi, grazie di cuore e a buon rendere ! Per quel pugno nell’ occhio che, scientemente, mi hai rifilato ! Insieme all’ augurio “In bocca al Lupo” ed all’ idiota risposta scontata “Crepi!”, il “Diamoci il cinque !” mi sta sui maroni ‘quasi quanto’ il trillar della inopportuta sveglia lo sta su quelli del dormiente e sognante @balibar .
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Sicuramente non sognava me, quindi ho fatto bene a svegliarlo, tiè!
Io un pugno nell’occh’io a te? Ma quando mai?????
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mmmhhhh @Bruno, faccio fatica a capire il tuo disaccordo (comunque accettato) su quello che dico perché non affermo niente, se non che gli esegeti non sono concordi nel tradurre alcuni passi.
Le due frasi hanno un significato diverso e non si può dare per scontato che sia vera l’una piuttosto che l’altra.
Che poi sia prevalsa una versione sull’altra ha pure le sue ragioni.
Te ne dico un’altra, off topic giusto per chiarirsi?
“Chi non è con me è contro di me” parrebbe traducibile con “Chi non è contro di me è con me”, e allora addio a tante guerre sante.
La Chiesa istituzione divide le edizioni in “ufficiali” e “da evitare”. E non stiamo parlando dei vangeli apocrifi.
Ma non mi spingo oltre sul discorso religioso, perché è già stato fatto in tempi passati su altri siti e preferisco non toccare questioni riguardanti una “fede” che non ho.
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Non concordo sull’ ambiguità degli esegeti che tu, con subdolo affetto, vuoi qui riproporre rimettendo in gioco la solfa .
Senza spingermi nel discorso religioso in quanto preferisco non toccare questioni riguardanti una “fede” che ( come te ! ) non ho ( ma io non dispero in una folgore improvvisa che, come San Paolo, mi faccia ruzzolare giù dal cavallo ! E tu ? ), io non vedo – come la vedi tu ! ( Ifi, non distruggere quella lista ! Hai segnato il mio nome ? ) – nessuna ambiguità, restituendo gli esegeti ( è un atto di mera volontà ottimistica, non d’ imperio dottrinale o di supponente superiorità ! ) ai loro polverosi banchi di trascrizione ed alle loro dotte interpretazioni . Per me l’ imperativo “Ama te stesso, come il prossimo tuo !” è semplicemente ‘fasullo’ !
Da che il Mondo esiste e l’ uomo ha lasciato traccia scritta di se e delle sue vicessitudini, l’ essere vivente e pensante ha “sempre” amato se stesso ! Forse, come paventava il ‘lontano’ Socrate, conosceva poco di se, ma quanto ad amarsi ‘più o meno tenacemente’ era una ‘fonte inesauribile di ‘auto-amore’ . Dalla stessa origine temporale, l’ uomo ‘amante di se stesso’ è stato invece assai poco propenso ad amare gli altri .
“Chi non è con me, è contro di me” traducibile anche in “Chi non è contro di me è con me” ?
Qui, convengo con Ifi !
Se vogliamo giocare ‘a scassaquindici’ ( che nostalgia !!! Quell’ umile e intelligente tavoletta quadrata di plastica, con le sue quindici tesserine colorate e numerate ! Quella tavoletta preziosa che, ogni tanto tiravamo fuori dalla tasca, provando a metterli tutti e quindici, quei perduti pezzetti della nostra adolescenza, in ordine numerico crescente “1, 2, 3……15”, avendo a disposizione un unico spazietto vuoto in cui appassionatamente giostrare ! Finita dove ? Insieme al ‘picchio’, alla ‘nizza’ ed ai poveri ‘soldatini’ di cartapesta e a tanti piccoli sogni nostri….! ), possiamo di ogni frase, di ogni parola stessa che la componga, ruminare di tutto e del contrario di tutto . E’ un bel gioco, un esercizio che pure giova a spezzare la nostra stanca pigrizia . Ma, come Ifi ebbe a sostenere con l’ orgoglio e la tenacità che le sono proprii, esistono “nelle cose e nelle persone”, oltre ai netti “neri e bianchi” anche i ‘mezzi toni’, i chiaroscuri indispensabili a chi disegni o dipinga .
E pertanto, ritornando a bomba, “IO POSSO ESSERE NON ESSERE CON QUALCUNO E ‘NON ESSERGLI CONTRO’, MA SEMPLICEMENTE ESSERGLI ‘INDIFFERENTE’ . Tra il ‘contro’ e ‘l’ esser con me’ esiste concretamente l’ indifferenza, sia ‘a stare con’ , sia a ‘stare contro’ . Mi potresti obiettare : “Ma se sei indifferente, ti si può, anche per questo, considerare “contro” !” . Tu sei troppo scaltro e rispettoso degli altri, caro @bali, per farmi quella obiezione . Ma se me l’ avanzassi, tu risponderei ‘appassionatamente’ : “Non me ne potrebbe fregare meno ! Sia essa Persona fisica che mi consideri contro, sia essa Persona giuridica che la pensi allo stesso modo !” .
Me lo dicesse una Persona che stimo e per cui nutro affetto, non ti nascondo che mi dispiacerebbe un poco . Me lo dicesse Silvio, nemmeno l’ ombra dell’ ombra di un qualsivoglia benchè minimo rammarico !
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@Bruno, credo che tu sia davvero bravo a mantenerti on topic, mentre io stesso avevo un po’ abbandonato il discorso originale.
Ah, si chiamava scassaquindici? C’ho sempre giocato ma non sapevo proprio che avesse questo nome.
Ma tornando a noi continui a trovarmi un po’ impreparato, dato che i nostri discorsi stanno prendendo direzioni diverse.
Da parte mia tentavo di riferirmi in generale, con qualche esempio non troppo distante, al concetto di relatività; non sono a caccia di verità assolute o immutabili.
Per questo non so se devo offendermi 😉 per le accuse di “subdolo affetto” che mostrerei (per gli esegeti?), o per rimettere in gioco la “solita solfa” (quale delle tante 🙂 )
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Scazzatevi pure ragazzi, non preoccupatevi per me. 😛
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Pero’ che discorsi impegnati!!
Ad un certo punto mi sono persa…a proposito com’e’ quel gioco che trovava
d’accordo il filosofare del dibattito? vado a fare una ricerca, magari lo posso proporre ai miei figli.
ciao ifi
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@Iole: non sai il piacere che mi fai lasciando qui un segno del tuo passaggio.
Sì, diciamo che ci siamo piuttosto impegnati 😀
Dello spaccaquindici ho trovato la versione digitale:
Quella che avevo in mano da bambino mi sa fosse coperta da copyright. 😉
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Per correttezza questo è il link all’autore:
http://ficara.altervista.org/pcgames.php
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@bali, se non ti appare troppo “un imporre un’ amicizia, invece che proporla” questo mio affannoso rincorrerti, ti devo confessare che è per me un piacere sottile discutere con te, soprattutto ascoltarti ( pardòn, leggerti ! ).
Allo scopo ti preciso, da interprete originale ( l’ ho scritto io ! ) i pochi ( o troppi ? ) lati ‘non chiari’ del mio commento .
1) Il ‘subdolo affetto’ tuo, di cui scrivevo, non è verso gli esegeti, ma verso Ifigenia ( e subordinatamente verso di me ), poichè hai riprovato a partire dall’ inizio della diatriba . Qui l’ aggettivo ‘subdolo’ l’ ho inteso in senso bonario, come un qualcosa che, con nonchalance e mascherandolo con altri sviluppi, tu hai riproposto ‘tale e quale’ lo proponesti all’ inizio .
2) ‘la solita solfa’ : ho usato questa perifrasi perchè mi sembrava la più idonea a rappresentare la delicata ‘musichetta’ che un tempo una vecchia pianola mobile ( il mitico e perduto carrettino musicale, ti ricordi ? ), spinta di solito da una persona anziana e una bambina che riceveva le piccole offerte, suonava con garbo sotto i palazzi delle abitazioni di città . Era dolcissima, ma sempre uguale !
3) dibattere, appassionatamente o freddamente, sulla ‘relatività delle cose del mondo’, mi sembra, francamente, non troppo produttivo . Tutto è relativo, tutto è polivalente . Per sua natura, o per il punto di vista, mutevole, di chi lo
guardi .
Un abbraccio “piuttosto che” ‘diamoci un ‘cinque’ .
P.S. : senza nulla a pretendere, “nella misura in cui”, dopo “aver prima amato me stesso ( talvolta, anche autogratificandomi ) ed iniziato ( da tempi ormai remoti ) ad amare anche gli altri” . O, “dopo aver amato gli altri per iniziare ad amare me stesso” ! Ohibò, non ci capisco più niente !!!! Che stavamo dicendo ?
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Subdolo affetto Bali per me??? Ahi ahi, bisogna ch’io prenda seri provvedimenti!
Vogliamo tirare fuori il luogo comune, tanto per restare on topic, secondo cui l’amicizia tra uomo e donna non esiste? Un mio amico carissimo (ma a questo punto dovrei dire ‘conoscente’?) sostiene che se un uomo e una donna sono amici, uno dei due bari: ai posteri l’ardua sentenza!
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Sono d’ accordo con il “tuo” amico !
Bara chiunque non ammetta questa ‘naturale e semplice’ verità, questo è il mio pensiero schietto e stradarolo .
L’ attrazione fisica, se l’ Uomo e la Donna, ancorchè amici, sono ‘fisicamente’ sani, esiste sempre, esaltata o modesta, sognata o già soddisfatta . Solo in quest’ ultimo caso ( ove cioè i due siano stati ‘amanti’ e questa relazione si sia esaurita ‘per cause naturali’ , credo – per quanto mi è capitato di vedere concretamente nella mia e nell’ altrui esistenza – si possa parlare di ‘sola amicizia’ . Ma ad essere sinceri fino in fondo, anche in questo caso non infrequente, permane, almeno in uno dei due, un fondo di desiderio ‘nostalgico’ per la ‘perduta relazione fisica’ .
Non sono un ‘postero’, nè la sentenza mi appare ‘ardua’, ma come ho già avuto occasione di scrivere “questa ineludibile attrazione carnale” può essere ‘superata’ da un concreto e sincero affetto per l’ altra/l’ altro . Un affetto misterioso e senza limiti, che si sostanzia, e si rasserena, col pensiero che l’ altra/l’ altro raggiunga una felicità ‘possibile’ e filtri le inquietudini dell’ esistenza con ‘la certezza’ di essere oggetto di tenerezza, amicizia ( zoppa ? Non importa ! ) vera e orgoglio .
E’ il mio ‘opinabilissimo’ modo di pensare e vivere .
Un abbraccio ( senza ambiguità ! ), anzichè l’ aborrito ( da me ! ) “diamoci un cinque !”
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OH, insomma, sono arrivata faticosamente alla fine e … non riesco piu’ ad organizzare i pensieri. Volevo solo dire che:
1) riguardo all’amare prima se’ stessi e poi gli altri, io non ho mai pensato che questo potesse riguardare l’amore materiale ed egoistico. Piuttosto nella mia esperienza, seppur breve, ho sempre trovato che le persone buone, ma buone per davvero, avessero negli occhi una luce, una gioia, una pace difficilmente attribuibili a chi non si ama, ovvero a chi non si piace, non sta bene con se’ stesso, non e’ felice di cio’ che e’. Ma, ripeto, tutte considerazioni assolutamente di tipo “spirituale”, non “materiale”
2) Erich Fromm l’ho apprezzato molto anch’io …
3) Riguardo alle frasi fatte, sono d’accordo con Frappy: usate e abusate, ma non e’ detto che non rispecchino piccole verita’.
Ecco, mi fermo qui.
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Alfin giungesti!
Nota bene, non ho scritto “Meglio tardi che mai” per non essere accusata di utilizzare luoghi comuni e frasi fatte: perché poi, “meglio tardi che mai”, non è mica sempre vero! Le cose belle, meglio tardi che mai (e pure questo neanche sempre), le altre, meglio mai che tardi!
Scherzi a parte, cara Rosy, quoto tutto 😉
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… o, come qualcuno ribattezzo’ la frase: meglio tordi che mais
(e anche qui, timeo balibarum dona ferentes … ma anche no!)
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@Rosy: a proposito di balibarum dona ferentem, una volta mi aveva promesso un router nuovo di zecca, assolutamente funzionante… mica lo sto dicendo per sollecito, lo dico così, pour parler (ma anche no 😆 )
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Scusate se mi intrometto in questa interessante discussione, ma è solo per lasciare il mio punto di vista. Penso che l’affermazione ” amare se stessi” può venire male interpretata e andrebbe quindi spiegata; a mio parere amare se stessi significa semplicemente amare la propria anima che si è ricevuta in dono e quindi adoperarsi per non renderla “sudicia” agli occhi di Chi ce l’ha donata. Per fare questo occorre una grande forza d’animo ( la vera forza )e comandare su se stessi e i propri vizi ( cosa questa molto difficile da fare, impossibile con le sole proprie forze); chi vive con questo atteggiamento sicuramente è supportato dalla fede e quindi ha lo stesso identico atteggiamento anche con il suo prossimo.
Ecco quindi che al contrario, chi non ha cura di se stesso, e quindi della propria anima, difficilmente avrà a cuore quella degli altri. Amare se stessi quindi non ha niente a che fare con l’egoismo e la superbia, ma è semplicemente l’amore per la propria anima e quindi per il Creatore.
Per questo motivo ritengo giuste le parole ” chi non ama se stesso non ama neppure gli altri”.
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Forse il ragionamento funziona anche a prescindere dalla fede.
La vita è anche, e forse soprattutto, una questione di buon senso ed equilibrio: chi lo possiede, ama se stesso e gli altri, chi non lo possiede, finisce per essere di nocumento a se stesso e agli altri.
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Ma, allora si ricomincia a suonare la solfa iniziale !
E poichè la ‘musichetta’ dell’ antica pianola mobile è sempre gradevole e fonte di ricordi perduti, riprendiamo pure .
Ma….., partendo dalle oneste ( e religiose ! ) osservazioni di @Mr.Loto, resterebbe da spiegare :
1) Cristo fu ‘persona’ realmente vissuta ?
2) Era il Figlio di Dio, e cioè ( per il dogma della ‘Trinità’ ) lui stesso Dio ?
3) Se sì ( per chi ha Fede ), contribui a donare all’ uomo un’ anima ‘candida’ ?
4) Se nò ( se cioè, pur ammettendone l’ esistenza – d’ altronde innegabile, alla luce di fonti storiche diverse che lo confermarono – , non si crede, come il Popolo Israelita, che egli fosse il Figlio di Dio, il Messia ), potremmo negare che con i suoi pensieri e le sue azioni ‘rivoluzionò il Mondo’ dei suoi tempi, con conseguenze ancor oggi rintracciabili ?
5) In entrambi i casi, o trovandoci di fronte ad uno dei più grandi ‘pensatori rivoluzionari’ della storia umana, o trovandoci di fronte ( per chi abbia Fede ) a Dio stesso, possiamo negare che conoscesse l’ uomo più a fondo di tutti ?
Rispondendo con schiettezza a queste domande, non posso concordare con @Mr.Loto . Poichè Cristo ‘diede per scontato’ che l’ uomo amasse se stesso ( ed infatti è tutt’ oggi così, con le eccezioni di particolari categorie : kamikaze. aspiranti suicidi in proprio o in nome di Dio, malati mentali, etc. ), trae la sua esortazione da questa certezza e dice “amate il prossimo !”, Almeno ‘come amate voi stessi’ ! Lasciando ( nell’ ipotesi che fosse lui Dio stesso ) il “libero arbitrio” ad amarlo questo nostro prossimo come amiamo noi stessi, oppur nò ( e cioè volergli meno bene o niente affatto bene )!
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